NAPOLI – «Sono stato ferroviere manovratore, conosco bene quel mestiere, la fatica e anche i rischi che implica. La morte di Francesco Zannella è l’ennesima tragedia che si consuma sul lavoro. Una domanda mi tormenta da ieri: ma questa morte ha qualcosa a che fare con i tagli al personale operati che ricadono inevitabilmente sulla sicurezza?» lo afferma Antonio Amato, consigliere regionale del PD, ex ferroviere.
«Al profondo dolore e cordoglio per la famiglia si unisce la più sincera indignazione verso l’incapacità istituzionale e politica da un lato, e imprenditoriale dall’altro, di intervenire in modo serio per la prevenzione degli incidenti e delle morti sul lavoro. Si è ferroviere tutta la vita» continua Amato «seppure oggi rivesto ruoli istituzionali non smetterò mai i panni vestiti lungo i binari. La morte di Francesco Zampella mi tormenta da ieri. E l’amarezza è accresciuta dalla rabbia. Gli inquirenti faranno chiarezza sulle dinamiche dell’accaduto, ma a monte di ogni incidente sul lavoro non c’è solo la fatalità, piuttosto anche e soprattutto i mancati investimenti e la mancata attenzione verso il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Come è possibile, ad esempio, che in consiglio regionale giaccia da ormai due anni uno specifico progetto di legge, volto a incentivare gli interventi in materia, senza che si riesca a portarlo in aula? Perché, nonostante lo sforzo compiuto da parte dello stesso consiglio regionale e dell’assessorato al lavoro, non si riesce a calendarizzare una proposta di legge che, attraverso un sistema di più severi controlli e specifica formazione, potrebbe essere utile a salvare vite umane? E perché le aziende, in Italia e più ancora al sud, continuano a non riservare la dovuta attenzione alla salute e alla sicurezza dei propri lavoratori? Non vorrei dover giungere alla conclusione» conclude Amato «che il disinteresse sia provocato dal fatto che queste continuano ad essere morti di classe, morti di operai, metalmeccanici, manovali. E basta chiamarle morti bianche, queste sono solo troppe morti»