In attesa di una risposta che potrebbe arrivare entro questa settimana, in una situazione in bilico tra l’espulsione e la riammissione al Movimento 5 Stelle. I 36 ‘sospesì napoletani dal Movimento 5 Stelle chiedono, con insistenza, di poter incontrare i vertici e fino a quando non ci riusciranno, proseguiranno lo sciopero della fame. Oggi, la loro protesta si è spostata sotto la sede del Consiglio regionale della Campania, dove hanno incontrato alcuni consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle ai quali hanno chiesto di farsi portavoce della loro richiesta. Sono sospesi con l’accusa di aver preso parte a un gruppo segreto su Facebook, «Napoli Libera», con l’intento di «manipolare» gli esisti delle assemblee dei meet up, per la scelta dei candidati alle prossime comunali di Napoli. Le valutazioni sul perché, sui contenuti e sugli scopi del gruppo segreto, previsto dal social network, ma non dal Movimento, non spettano ai consiglieri regionali, ma allo staff che, al momento, sta valutando le motivazioni. «Non ci sono filtri, c’è solo da aspettare che lo staff decida – spiega Gennaro Saiello, consigliere M5S -. La decisione tocca allo staff dopo aver valutato le controdeduzioni». L’auspicio di Valeria Ciarambino, capogruppo pentastellata, è che «chi non ha responsabilità lo dimostri». «Ho letto i contenuti di alcune di quelle discussioni (sul gruppo segreto del social network ndr) – dice – abbiamo bisogno di fiducia e di avere fiducia. Se i principi del Movimento vengono traditi, la fiducia viene meno». Di fatto, dalla ricezione della mail, ai sospesi è interdetta qualsiasi attività sul blog. «Essere sospesi significa non votare né essere votati – precisa Ionta -. Anche se hanno ammesso le nostre candidature». Non si sbottona né sui contenuti della propria controdeduzione né se resterà o meno nella galassia pentastellata. «Non esiste manipolazione – aggiunge – siamo davanti a un processo kafkiano». Del gruppo segreto fa parte anche Vincenzo Russo, attivista del quartiere Pianura al quale è stata incendiata una roulotte «per il suo impegno». «Il gruppo segreto nasce anche per questo, per garantire l’incolumità di qualcuno e non solo per scambiarsi libere opinioni da liberi cittadini». Elio D’Angelo è uno dei sospesi che si era proposto come sindaco di Napoli. «Il nostro intento è di poter parlare con i vertici del Movimento – sottolinea Elio D’Angelo -. Nell’incontro spiegherei le motivazioni della discussione incriminata nata per motivi ben precisi». Chiama in causa Roberto Fico, responsabile dei meet up e membro del Direttorio, Salvatore Cinque che dice: «Il suo silenzio non lo pone in una posizione di imparzialità». «Da responsabile dei meet up – sottolinea – dovrebbe esprimersi già prima dello staff, Fico era il garante di un percorso comune». «Una forza politica che ha un largo consenso degli italiani – conclude – non può incorrere in derive autoritarie e dotare i meetup di strumenti che tutelino il pensiero di tutti».