Il ritorno in campo di Bassolino è il fallimento della rottamazione? “E perché mai? Per il solo fatto che si candida? Se rottamazione fosse solo far fuori gli anziani, grazie alla imposizione di regole ad hoc avrebbe di certo ragione”, ma non è questo il senso, secondo Arturo Parisi, tra i fondatori del Pd, che intervistato dal Mattino, riconosce a Renzi che “la rottamazione dei vecchi fu infatti l’effetto della sua iniziativa non la sua causa”. “Non è – aggiunge – con manovre a tavolino nel segreto di qualche stanza fumosa, che Renzi ha battuto la dirigenza precedente, ma alla luce del sole grazie al consenso dei cittadini e in una competizione trasparente come furono appunto le primarie di due anni fa. La sconfitta sarebbe semmai nella paura di perdere, e nella tentazione di cambiare le regole per impedire la gara”. “Io non so – afferma Parisi – che cosa spinga Bassolino in questa avventura. So però che la sua risposta ad una vocazione antica non può non essere contemporaneamente una pro-vocazione ai nuovi. Una sfida. Chi ha per il futuro di questa città un’idea diversa alzi la mano. La propria. Le confronteremo. Saranno i cittadini a decidere quale sia la migliore. Prima nelle primarie e poi nelle elezioni finali”. Per l’assensa di candidati nuovi da proporre nelle grandi città, Parisi impunta al Pd “un eccesso di concentrazione sul livello nazionale. L’esito di un’architettura di partito progettata peraltro sotto Veltroni”.

 

 

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