Il “modello romano” sfilerà in Campania sulla passerella delle regionali. Pd, Ncd e Udc correranno assieme alle elezioni del 2015. L’accordo è stato siglato. Matteo Renzi e Angelino Alfano hano officiato il matrimonio a Palazzo Chigi. E già nei prossimi giorni l’intesa potrebbe essere ufficializzata. Con un effetto domino che riguarderà non solo le coalizioni a sostegno dei candidati governatori ma anche gli stessi partiti che ne fanno parte. In casa dem ci saranno dirompenti ripercussioni sulle primarie fissate per il 14 dicembre. L’intesa con i partiti dell’attuale maggioranza stravolge il futuro scenario politico. E quindi anche la consultazione per la scelta del candidato alla presidenza, programmata dai Democrat, assumerà un significato diverso. Non è neanche esclusa l’ipotesi del superamento delle primarie. Ma appare più probabile che si terranno comunque. Solo però per incoronare un nome condiviso da tutti. Cioè saranno primarie confermative per dare una finta investitura popolare al candidato, scelto a monte, in grado di accontentare Pd-Ncd-Udc. Chi potrebbe essere il prescelto? Ci sono due possibili strade: un esponente del Pd con un importante incarico istituzionale, il primo della lista è il ministro della Giustizia Andrea Orlando; oppure una personalità sempre di area dem ma fuori dai giochi politici, di “alto profilo”, come si suol dire. In questo caso la scelta cadrà su una personalità in grado di rappresentare e garantire al meglio anche la componente moderata della nuova coalizione, cioè Ncd e Udc (tra i centristi c’è ancora qualche flebile titubanza a sfilarsi dal centrodestra). È inutile dire che con lo stravolgimento del quadro politico vengono spazzati via i nomi del Pd finora in campo: Andrea Cozzolino e Enzo De Luca resterebbero ai box. Come la prenderanno? L’europarlamentare potrebbe ubbidire nella speranza di un risarcimento con la candidatura a sindaco di Napoli. Mentre il primo cittadino di Salerno sarebbe a un bivio: o restare sul carro del Pd, con l’obiettivo di svolgere un ruolo di primo piano in questa nuova fase, magari presentando liste che fanno riferimento a lui; oppure forzare la mano e candidarsi comunque alla guida di Palazzo Santa Lucia. Ma a prescindere dagli effetti, il dato politico “devastante” è la nuova coalizione che si presenterà alle elezioni, con lo strappo di Ncd e Udc con Stefano Caldoro. Che potrebbe addirittura provocare un terremoto nel centrodestra con la decisione, sempre più nell’aria, di un passo indietro dell’attuale governatore, non disponibile a ricandidarsi con un raggruppamento diverso da quello del 2010. Un effetto domino, appunto. O meglio uno tsunami.

Mario De Michele

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