GIUGLIANO – «Non si può continuare a ragionare del termovalorizzatore per le ecoballe senza tener conto della Resit, o discutere di bonifiche senza affrontare il nodo dei roghi tossici o ancora delle politiche di riduzione e gestione dei rifiuti. Sull’emergenza ambientale si deve superare il miopismo dei compartimenti stagni, e avviare, a partire dalla macroarea che va dalla provincia nord di Napoli al casertano, grandi progetti territoriali che puntino complessivamente, seguendo le diverse direttrici di intervento, al risanamento ambientale» lo afferma il presidente della commissione regionale bonifiche ed ecomafie Antonio Amato.
«La questione ambientale della provincia nord di Napoli e del casertano non è un tema campano, piuttosto rappresenta una grande questione nazionale, anche per la responsabilità diretta nell’avvelenamento di questi territori di istituzioni e imprenditoria di tutto il Paese. Per questo serve un grande progetto strategico, che veda in primo piano il governo nazionale insieme alla regione, capace di dare finalmente un indirizzo di intervento complessivo e di recuperare, anche da fondi europei, dalla cassa depositi e prestiti, dagli stessi patrimoni sequestrati ai clan, i finanziamenti necessari. E’ assurdo» continua Amato «disquisire di un termovalorizzatore per le ecoballe senza tener conto che quello stesso territorio vive quotidianamente una tragedia di patologie tumorali fuori scala e che ancora è abusato da sversamenti di ogni tipo. Bisogna avviare un grande progetto territoriale che lavori sinergicamente su almeno tre direttrici. La prima: contrasto degli sversamenti illeciti e dei roghi tossici, attraverso attività di coordinamento come quella avviata dal ministero all’agricoltura, ma anche attraverso il potenziamento della strumentazione tecnologica e la strutturazione di un serio sistema di controllo satellitare del trasporto rifiuti. Bisogna finalmente avviare anche il sostegno alla ricerca sul campo: continuiamo a vivere il paradosso di università campane che hanno sviluppato avanzati sistemi di monitoraggio ambientale attraverso i droni, ma che le istituzioni semplicemente ignorano. La seconda direttrice d’intervento è quella delle bonifiche, strutturando un piano coordinato dai massimi esperti internazionali che metta subito in opera le azioni di messa in sicurezza e le poche di bonifica vera e propria avviate, inizi la messa in cantiere di opere avanzate, anche attraverso innesto di coltivazioni no food su vasta scala. La terza direttrice, infine, è quella dello smaltimento delle ecoballe, che deve trovare soluzione ma non può essere la termovalorizzazione, tra l’altro a scatola chiusa. Si verifichi il reale contenuto di quei rifiuti tritovaglaiti e si mettano a punto piani comparativi di intervento, a partire da quelli che prevedono il trattamento meccanico a freddo. Tutto questo» dice il Presidente della commissione regionale «deve essere accompagnato da una grande operazione di trasparenza e verità su atti e studi in corso ed effettuati. I cittadini devono essere coinvolti nel processo decisionale e bisogna costruire con loro le azioni più adatte. Su queste traiettorie la commissione che presiedo avvierà la prossima settimana una serie di audizioni con l’assessore Romano, il commissario Carotenuto, i rappresentanti degli enti locali, delle associazioni e dei cittadini. Continuiamo inoltre un filo diretto ininterrotto con il Ministero dell’ambiente, ma per tutti» conclude Amato «valga il concetto che l’area nord di Napoli e il casertano rappresentano una grande questione nazionale»