“L’audizione della Procura dei Corte dei Conti della Regione Campania, conferma il trend positivo del Piano di rientro della Regione Campania, il cui deficit sanitario ammonterebbe a 246 milioni di euro, ma evidenzia che lo strumento maggiormente impiegato a tal fine è stato l’inasprimento della pressione fiscale. In Campania abbiamo i ticket più alti d’Italia, a cui non corrispondono adeguati servizi della sanità pubblica e che rendono, quasi sempre, le prestazioni dei privati più convenienti di quelle del pubblico”.
E’ quanto dichiarato dal Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e disavanzi sanitari, l’on. Antonio Palagiano, in seguito all’audizione del Presidente della Procura dei Corte dei Conti della Regione Campania Tommaso Cottone. “Altra forma di risparmio – ha aggiunto il Presidente – secondo la Procura, sarebbe costituita da una riduzione del 5% della spesa del personale, dovuto al blocco del turnover. In pratica si spende di meno, ma si cura anche peggio, in una regione che, secondo ammissione del viceprocuratore della Corte dei Conti Antonio Buccarelli, non garantisce neanche i Lea”. Diverse le criticità messe sul tappeto nel corso dell’incontro, denso di informazioni e di spunti da approfondire. Dai danni erariali prodotti dall’ospedale del mare di Ponticelli che ammonterebbe a 25 milioni di euro per una struttura faraonica attualmente in totale abbandono, con conseguente moltiplicazione di spese, ai falsi ricoveri dell’ospedale Moscati di Avellino, con relativa manipolazione di cartelle cliniche, la cui responsabilità sarebbe da attribuire anche ai primari della struttura. Per arrivare ai ben noti problemi contabili del Cardarelli di Napoli, con l’acquisto di farmaci a prezzi più elevati del dovuto, i 18 milioni di euro per un’intramoenia “troppo allargata”, i problemi legati alla fornitura di emoderivati che hanno comportato un danno di notevole entità. Molti i temi affrontati, tra i quali quello della Soresa, che non sempre garantirebbe prezzi più competitivi: a tale società, che dal 2005 è titolare, in via esclusiva, dell’acquisto e delle forniture dei beni e delle attrezzature sanitarie delle aziende, nata con il ruolo di centrale unica che avrebbe dovuto garantire risparmio al Ssn, si è invece trasformata in una struttura controproducente per le finanze pubbliche. Sono stati inoltre riferiti alla Commissione casi di danno erariale dovuto all’acquisto di macchinari e materiale biomedicale mai impiegato, come quello relativo alla asl Napoli 3 Sud che, secondo la relazione del Procuratore, nel 2008, avrebbe acquisito una costosa apparecchiatura per l’endoscopia digestiva mai, di fatto, utilizzata. Infine è emersa la diffusione, tema che verrà approfondito con ulteriore acquisizione documentale, della duplicazione dei pagamenti ad alcuni fornitori. Non essendo disponibile, presso le Asl, un sistema di contabilità efficace che permetta di incrociare le informazioni, molte fatture già pagate tramite pignoramento attraverso la Tesoreria del Banco di Napoli, sono state nuovamente saldate, seguendo le procedure ordinarie. Tra le criticità segnalate in merito alle consulenze, infine, occorre citare l’incarico alla società KPMG, liquidata, per la seconda volta, nel corso del 2011 con una somma di 1.579.000 euro, al fine di verificare l’attuazione del Piano di rientro: una ridondanza di controllo, considerando che lo stesso piano di rientro è soggetto a innumerevoli controlli sistematici da parte di diversi organismi a questo preposti, come il Ministero dell’Economia, il Ministero della Salute e la Corte dei Conti. “Ci viene restituito, quindi, un quadro inquietante della situazione campana – ha concluso l’on. Palagiano – in cui vediamo una sanità pubblica più cara di quella privata, senza che a ciò corrispondano adeguati standard qualitativi. Una sanità in cui molte fatture vengono liquidate due volte per mancanza di controlli incrociati, ma in cui un eccesso di controlli fa’ sì che il Piano di rientro sia stato vagliato per due volte, con compensi enormi, da una società di revisione che si sovrappone ai compiti già svolti da organismi preposti. Per non parlare della mancanza di legiferazione regionale sulla obbligatorietà dei bilanci delle Asl che risolverebbe molti problemi. Sono contraddizioni, queste, che vanno ad aggravare un sistema già appesantito da anni di gestione ambigua, in cui interessi privati hanno trovato terreno fertile, a danno dei cittadini, spesso costretti ad andarsi a curare in altre regioni”.