POMIGLIANO D’ARCO – Altro che don Camillo e Peppone. A Pomigliano d’Arco (Napoli) lo scontro aperto, da alcuni giorni, è tra le suore di un istituto salesiano, ed il sindaco, non comunista come don Camillo, ma del Pdl. Le prime accusano il secondo, attraverso il loro legale, di fornire notizie “prive di fondamento”, mentre la fascia tricolore, Lello Russo, sostiene che le religiose “hanno dimenticato i dieci comandamenti”, ed incolpa il legale di aver impedito il dialogo con le monache “prima franco e sereno”.
Il tutto nasce da un ‘sos’ delle suore dell’oratorio Don Bosco di Pomigliano, che lamentavano la mancata assegnazione di fondi da parte del Comune, per una convenzione con l’ente, ed annunciavano una “serrata” con la chiusura del portone che consente l’accesso ad un asilo ed agli uffici delle assistenti sociali. Chiusura avvenuta ieri, e che pare abbia provocato non pochi disagi ai genitori dei bambini, costretti poi ad accedere all’istituto da un’entrata secondaria, scortati dai vigili urbani. Ma il legale delle suore nega la “manifestazione”, ed anzi sostiene che i bambini “sono entrati regolarmente”. Il tutto precipita, poi, quando le suore si accorgono di essere state private della fornitura del gas, e dal loro avvocato arriva la richiesta di chiarimento sulle ragioni che hanno causato il disagio alle monache. Ma il sindaco nega un suo “ordine di tagli del gas o altre disposizioni”, ed invita le religiose a rivolgersi all’azienda, una municipalizzata, che gestisce il servizio, sostenendo che si tratterebbe di un guasto. “Forse le suore hanno dimenticato i dieci comandamenti – ha replicato – e non ricordano che le bugie non si dicono. Io non sono un salesiano, ma conosco la carità cristiana, e sto cercando anche di evitare loro una denuncia per interruzione di pubblico servizio”. Il sindaco, infatti, sostiene che la sua versione sui disagi di ieri, è supportata dal comando della polizia municipale, dal quale si starebbe ipotizzando il reato. Ma il ‘Peppone’ di Pomigliano, versione Pdl, aggiunge anche che il comune era disposto ad erogare alle suore 15mila euro, a fronte dei 20mila che percepivano prima, e che i quattromila di cui parla il legale delle religiose, era solo un primo appostamento in bilancio: “Il resto – ha concluso – sarebbe stato messo a disposizione dell’istituto, attingendo dal tesoretto composto dagli emolumenti di sindaco e assessori che non percepiscono per scelta lo stipendio per la loro attività”.