«A fronte di quanto si continua a determinare tutti i giorni nella “terra dei fuochi”, chi ancora minimizza, chi ancora dice che non è evidente il nesso causale, chi ancora cerca le motivazioni nelle abitudini di vita dei residenti, tutti questi sono degli irresponsabili, anzi sono corresponsabili di questa tragedia» lo afferma il Presidente della Commissione regionale Ecomafie Antonio Amato «Qualcuno dice pure che non bisogna creare allarmismi. Come se le famiglie di questi territori, purtroppo, non conoscessero già sulla propria pelle cosa si sta determinando. Ora basta con le falsità, e anche con le azioni inutili come quella della militarizzazione che non ha inciso sulla diminuzione dei roghi e sugli sversamenti. Piuttosto si agisca, e per questo ci adopereremo, per rafforzare la dotazione di personale e mezzi delle forze che operano nel contrasto ordinario e quotidiano, a partire dal Corpo Forestale dello Stato. E basta» prosegue Amato «con inutili e ripetitivi decreti, leggi e quant’altro. Le norme ci sono. Piuttosto la questione è applicarle. Ad oggi la cosiddetta “Legge Terra dei fuochi” è poco più che un’elencazione di buoni propositi. E alcune storie esemplificano l’assurdità della situazione che viviamo. Ancora la settimana scorsa abbiamo dovuto scrivere alle procure di Napoli e Nola e al Sindaco, ai carabinieri, alla Polizia di Acerra per denunciare la necessità di intervenire su alcune aree di Acerra, in località Frassitelli» afferma il Presidente della commissione ecomafie «Qui, analisi dell’ARPAC del 2007, e poi riscontri analitici su prodotti vegetali coltivati, realizzati dell’ISPRA ex APAT nel 2009, portarono, sempre nel 2009, all’ordinanza dell’allora commissario prefettizio del comune di Acerra per distruggere i prodotti coltivati e interdire la produzione di nuove colture. Ebbene, cittadini e associazioni denunciano come tali divieti siano poi stati sostanzialmente elusi, come si sia continuato a commercializzare quei prodotti, mentre da allora non sono mai stati effettuati nuovi campionamenti del terreno. In questa storia di ordinaria follia» conclude Amato «si racchiudono i fallimenti dello Stato che si è mostrato fino ad oggi incapace di intervenire. Qui non bisogna più minimizzare ma porre in essere le azioni concrete per realizzare il risanamento ambientale di questi territori e la tutela della salute pubblica. E se le proposte vengono da associazioni e cittadini che vivono ogni giorno quell’inferno e hanno sviluppato straordinarie competenze, si abbia l’intelligenza di ascoltare e confrontarsi con le loro indicazioni.»