I parenti di Andrea Gallo, il giovane finito in un ospedale di Boscotrecase (Napoli) a poche ore di distanza dall’agguato avvenuto nei giorni scorsi a Torre Annunziata, nel quale vennero uccisi i due fratelli Roberto e Giovanni Scognamiglio, avrebbero minacciato il chirurgo che ha estratto l’ogiva del proiettile dal suo corpo per farsela consegnare e per far sparire la presunta prova della sua partecipazione al raid omicida prima che finisse nelle mani degli inquirenti. Chiarimenti sulla circostanza sono richiesti un’interrogazione presentata al ministro dell’Interno dai tre parlamentari di Sinistra Ecologia e Libertà, Arturo Scotto, Claudio Fava e Peppe De Cristofaro. “Quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato nella provincia di Napoli, è di una gravità immensa”, scrivono i tre parlamentari. “Dopo il violentissimo scontro a fuoco avvenuto a Torre Annunziata – spiegano – che ha portato alla morte di Roberto Scognamiglio e al ferimento di suo fratello Giovanni in quello che è stato a tutti gli effetti un regolamento di conti interno alla camorra, all’ospedale ‘Sant’Anna’ di Boscotrecase è stato ricoverato per una ferita da arma da fuoco Andrea Gallo, reggente dell’omonimo clan e probabile autore dell’agguato, senza che la notizia fosse immediatamente comunicata alle forze dell’ordine; come se ciò non bastasse, parenti e persone vicine al Gallo si sono presentate al ‘Sant’Anna’ e, senza trovare alcuna opposizione, hanno minacciato il chirurgo di turno per farsi consegnare l’ogiva recuperata dal corpo di Andrea Gallo e farla sparire prima che potesse essere recuperata dagli inquirenti”. Secondo Arturo Scotto, Claudio Fava e Peppe De Cristofaro, “Questi eventi mettono in luce possibili infiltrazioni tra i dipendenti dell’ospedale, oltre agli evidenti limiti causati dalla mancanza di un posto di polizia fisso all’interno del ‘Sant’Anna’, sempre più indispensabile per una struttura ospedaliera di frontiera che gestisce un’area ad alto tasso di criminalità organizzata”