Sono tre le date della crisi politico-amministrativo da segnare con la matita rossa: 17, 23 e 26 settembre. Il 17 è un giorno particolarmente importante anche per l’approvazione all’unanimità del bilancio di previsione. Ma, si sa, il 17 non porta bene. E infatti durante l’assise fu formulata la richiesta al sindaco Antonino Santillo di azzeramento di tutte le cariche istituzionali. Una richiesta figlia del nuovo assetto consiliare presentata da Nicola Russo, Francesco Lettieri, Antonio Chianese, Raffaela D’Ambrosio e Anna Cirillo (Orta Prospettiva Futura), Giovanna Migliore, Imma Liguori e Raffaele Lampano (Scelta Civica), Antonio Sorvillo e Nicola Margarita (Fare Democratico per Orta Verde) e dall’indipendente Ciro Palladino. Undici consiglieri confederati per aprire una nuova fase amministrativa e politica. Nel corso del civico consesso del 17 settembre fu ufficializzata anche la nascita di un’altra confederazione, quella di 5 consiglieri, composta dai movimenti Orta al Centro e Orta sul Serio, rappresentati in assise rispettivamente da Mena Capasso e Pasquale Lamberti e dal presidente del consiglio Giuseppe Massaro, oltre che dagli indipendenti Tiziana Dirasco e Gennaro Colella. Il gruppo dei 5 chiese al primo cittadino l’opposto: “Orta va amministrata, diamo alla giunta la possibilità di esprimersi al meglio, poi si faranno tutte le valutazioni sull’operato svolto nei prossimi mesi”. Insomma la confederazione degli 11 pretese di azzerare tutto ora e subito, mentre quella dei 5 chiese altro tempo per poi decidere in base “al merito” quali assessori confermare e quali mandare a casa. Il 23 settembre c’è stato un altro strappo: gli assessori Tonino Russo, Pasquale Pellino e Annalisa Cinquegrana hanno rimesso le rispettive deleghe nelle mani di Santillo. Una decisione traumatica per dare un’accelerata all’azzeramento di tutte le cariche. Infine il 26 settembre si è svolto il faccia a faccia tra la fascia tricolore e i rappresentanti delle due confederazioni. Quella degli 11 ha ribadito per filo e per segno quanto richiesto in assise: “Azzerare tutto”. Anche quella dei 5 non ha cambiato posizione: “No all’azzeramento”. Da allora sono scomparsi tutti dai radar. In particolare Santillo che, come sempre, mette la testa sotto la sabbia di fronte ai problemi in attesa di tempi migliori. Ma ormai mala tempora currunt. La confederazione degli 11 non vuole finire nella rete del traccheggiamento. La settimana prossima, probabilmente l’8 ottobre (altra data da ricordare), i consiglieri comunali e i movimenti politici che spingono per l’azzeramento si incontreranno per tornare alla carica del sindaco. Con 11 consiglieri sul piede di guerra in assise manca la maggioranza. Pensare di andare avanti così ancora per molto non è lungimirante. Al massimo, seppur poco probabile, Santillo può tirare a campare fino a Natale. Poi anno nuovo, giunta nuova. Chi è in pole per un posto nell’esecutivo? Eduardo Indaco e Pasquale Ragozzino hanno ottime chance. In prima fila anche Ferdinando D’Ambrosio. Ma per ora è ancora tutto in itinere. Da quanto si apprende, Orta al Centro passerà all’opposizione se non manterrà gli attuali due assessori Andrea Villano, che è anche vicesindaco, e Florentia Lamberti.

Giuseppe Massaro

In bilico la poltrona di Massaro che si è messo da solo sulla graticola parteggiando per la confederazione dei 5. Se fosse rimasto neutrale il suo posto di timoniere del civico consesso non sarebbe in discussione. La confederazione degli 11 avrebbe comunque difficoltà a formare la nuova giunta anche in caso di rottura con il gruppo di Orta al Centro. Se è vero che si liberebbero due seggiole, quelle di Villano e Lamberti, è però ineludibile il problema delle quote rosa. Su cinque assessori almeno due devono essere donna. Considerato che Tonino Russo e Pasquale Pellino quasi certamente saranno riconfermati potrebbe avere accesso all’esecutivo solo uno tra Indaco, Ragozzino e D’Ambrosio. Quest’ultimo, pur di entrare, ha già dato la sua piena disponibilità a indossare una lunga parrucca bionda e una minigonna attillata. Non starebbe male, sarebbe piuttosto attraente. Se qualcuno ci fa un pensierino ci può scrivere in redazione, abbiamo il suo numero. A Indaco e Ragozzino resterebbe comunque una poltrona per due. L’ex presidente del consiglio è favorito sullo stimato avvocato, che non ambisce a cariche. Lo ha già detto apertamente. Poi c’è il rebus Cinquegrana. Conserverà il suo posto? No problem. Un vecchio saggio della confederazione degli 11 ha già trovato una soluzione geniale: “Se pure dovesse restare in giunta chi se ne accorgerebbe? Mettiamo due donne al posto di una!”. Buona idea. In politica non sempre 1+1 fa 2.

Mario De Michele

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