Massimiliano Cencelli

Un repulisti che non risparmia niente e nessuno. Per la serie: “Qui comandiamo noi e spetta tutto a noi”. La “nuova” maggioranza ha sposato il motto del Marchese del Grillo: “Io so’ io, e voi non siete un c****”. Fra un po’ si procederà pure alla spartizione dei mozziconi di sigaretta. “Tu hai quattro consiglieri, te ne spettano otto, tu ne hai tre, allora dal posacenere ne puoi prendere sei”. Su questo c’è disaccordo. Non è stato ancora risolto il problema di chi esprime un solo consigliere. Qualcuno, più di manica larga, dice che gli spetta comunque un mozzicone. Altri, più rigidi, sostengono che ne può ottenere metà. La parte rimanente può sempre servire. Non si sa mai. È il Manuale Cencelli, che c’è di male? Ma non c’è intesa nemmeno su questo. Altri, ignari di cosa sia, lo hanno rivendicato con determinazione: “Il Manuale va a noi”. Mentre c’è chi, forte di un gruppo più ampio di consiglieri, ha chiesto di accaparrarsi Cencelli. Richiesta difficilmente esaudibile. L’ex esponente della Dc ha declinato per occuparsi dei nipotini. Legittimo. Ha 89 anni. Taluni di contro, scartando il Manuale, si sono accontentati di fare i manovali. Scelta rispettabile.

Se sui mozziconi di sigaretta si troverà la quadra, magari cedendone mezzo per due anni a testa ai consiglieri singoli, più impegnativo l’accordo sugli assessori. Dividerli a metà richiede una motosega. Ma non ci sono i fondi per acquistarla. Il comune è in dissesto. È stata proposta una colletta. Tentativo miseramente fallito. Nessuno ha messo mano alle tasche. Per evitare di rimetterci qualche euro tutti hanno adottato il metodo degli studenti impreparati, quello di guardarsi intorno con aria indifferente nella speranza di non incrociare lo sguardo del professore per non essere interrogati. Sull’esecutivo la difficoltà maggiore è ottenere il “sì” di una donna. Le quote rosa prevedono almeno due assessori del gentil sesso. C’è l’impasse. Pasquale Pellino, pur di non perdere la ghiotta occasione di incassare anche la delega di vicesindaco, avrebbe chiesto a Tiziana Dirasco di prestargli un tutù e gli scarpini. Niente da fare. Impossibile trovare taglia e numero giusti. “Li compriamo”, ha proposto qualcuno. “Ma allora sei cretino”, ha ribattuto un altro, ricordando che il comune è in dissesto. Nessuno ha proposto di nuovo una colletta per non correre il rischio che d’un colpo gli assessori e i consiglieri divenissero strabici. L’eccessivo ricorso al metodo degli studenti impreparati può causare disturbi visivi.

Ferdinando D’Ambrosio

La nuova giunta non preoccupa poi tanto. Prima o poi si troverà qualche avventuriero/a fortemente interessato alle due poltrone libere. Anche la questione delle finte deleghe ai consiglieri è stata risolta. In assise sarà modificato lo statuto per assegnare ai membri del civico consesso “incarichi per attività di studio, analisi, proposta e supporto nell’attuazione di progetti o iniziative specifiche”. Cioè tutte attività che già rientrano nelle prerogative di qualsiasi consigliere comunale d’Italia. Basta conoscere il Tuel. Non è tanto faticoso. Bisogna saper leggere. In caso di difficoltà ci sono gli audiolibri. Sistemati assessori e consiglieri il repulisti della “nuova” maggioranza si è esteso all’Acquedotti. Il numero uno della società idrica Francesco Petrella ha comunicato via Pec a Ferdinando D’Ambrosio, leader di Fare Democratico per Orta Verde, la revoca da presidente del Comitato tecnico consultivo. Si può fare, per carità. È un incarico fiduciario. Ma perché lo si fa? Beh, non serve tanta fantasia per supporre che D’Ambrosio sia stato fatto fuori perché il suo gruppo è passato all’opposizione. Dando per buona questa impostazione “politico-manageriale” si viene a creare una situazione paradossale. È vero che Petrella, pregiatissimo avvocato, è stato scelto tramite un bando, ma è altrettanto noto, almeno così è sempre stato detto, che il suo nome è stato caldeggiato da Orta al Centro. Sulla scelta nulla quaestio. Per le sue qualità amministrative e professionali Petrella è l’uomo giusto al posto giusto. Ma le cose non tornano dal punto di vista per così dire “politico”. Anche Orta al Centro è passata all’opposizione. Ergo, se D’Ambrosio è stato revocato per tali motivazioni, Petrella dovrebbe revocare anche sé stesso. È un sillogismo aristotelico. Non accadrà mai. Ed è bene così. In primo luogo perché l’avvocato Petrella è garanzia di competenza e serietà. In seconda istanza perché in molti nella maggioranza penseranno che il sillogismo aristotelico lede l’immagine dell’amministrazione.

Umberto Maiello

Passiamo al successore di D’Ambrosio. La scelta dovrebbe essere automatica. Il leader di Fare Democratico per Orta Verde soffiò in extremis il posto a Umberto Maiello. Stavolta è il suo turno. Anche perché negli ultimi tempi ha dimostrato in ogni modo la sua fedeltà alla maggioranza, in particolare a Pellino. Sarebbe scorretto non ricambiare il suo fideistico sostegno. Offensivo anche sul piano personale. Va bene cedere il passo una volta, ma farlo sempre lo farebbe apparire come lo scemo del villaggio. E Maiello è tutt’altro che scemo. È un giovane sveglio e con le idee chiare. Merita un riconoscimento. Se l’è guadagnato. Fargli un altro brutto scherzo sarebbe davvero mortificante e ingeneroso. Insomma, spazio ai giovani. Del resto dopo aver sistemato il Comitato tecnico consultivo dell’Acquedotti la giostra continua: “Avanti a chi tocca”.

Mario De Michele

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