Per essere un uomo solo al comando serve la stoffa del governatore De Luca. Per essere una donna leader c’è bisogno del carisma della premier Meloni. Il sindaco Antonino Santillo non è e non sarà mai un capopopolo come il presidente della Regione Campania. E, per ovvi motivi, salvo una clamorosa transizione sessuale, non può e non potrà mai assomigliare al capo del governo. Eppure, negli ultimi tempi, il primo cittadino si è convinto di poter decidere da solo le sorti di una città complicata ma dalle mille risorse come Orta di Atella. La fascia tricolore si è arroccata nel Palazzo. E ha iniziato a sbattere i pugni sul tavolo. È probabile che il cugino Gianfranco Piccirillo, sindaco ombra, gli abbia procurato un cappello da podestà, chiesto in prestito al malcapitato di turno. Santillo lo ha indossato. Si è guardato allo specchio: “Mi sta bene!”. Santillo si è poi seduto dietro la sua scrivania e, come tutti i santi giorni, ha compiuto il suo atto amministrativo più importante, determinante per la sopravvivenza degli ortesi: ha dato un’occhiata veloce alla posta sul computer. Poi un sospiro di sollievo: “Per fortuna, niente di grave. C’è solo una sentenza del Consiglio di Stato (quindi definitiva, ndr) di demolizione del Parco Arcobaleno con mille persone che rischiano di finire al lastrico, mio cugino Gianfranco ha la casa all’asta, l’abitazione del fratello deve essere abbattuta, le strade sono messe peggio di quelle di Bagdad sotto le bombe statunitensi, gli anziani sono abbandonati al proprio destino, non c’è una misura per i giovani, di sera la città sembra un cimitero, il cimitero vero è nel degrado, quello nuovo è diventato vecchio, ma per il resto tutto fila liscio”. Parola più, parola meno, Santillo avrà pensato questo. Però, va detto: anche dietro al computer il capello da podestà gli stava a pennello.
IL CONVEGNO SULL’EX MUNICIPIO ATELLANO – Lo indosserà pure domani (2 marzo) al dibattito intitolato “Atella: un Museo per la Comunità. Nuovi percorsi e prospettive di valorizzazione dell’ex Municipio Atella di Napoli”, in programma presso l’Ex Municipio Atellano. All’incontro prenderanno parte gli altri due sindaci dei Comuni comproprietari della struttura edificata negli anni trenta, Ernesto Di Mattia (Sant’Arpino) e Salvatore Papa (Succivo). “Siamo sulla strada giusta per il rafforzamento del concetto di comunità atellana – hanno fatto sapere i tre primi cittadini – e lo spostamento del museo archeologico rappresenta, in questo senso, un passaggio fondamentale per la popolazione dei nostri Comuni che conta in totale 50mila abitanti che devono rafforzare il senso di appartenenza ad un territorio, il nostro, che affonda le radici in 2mila anni di storia”. Quante buone intenzioni. Tra i partecipanti spicca Francesco Pascale della Cooperativa Sociale Terra Felix – Progetto “Fabula. Laboratorio di Comunità”. In questo caso le intenzioni sembrano meno buone. Ma torniamo a Santillo il podestà. Ha informato i consiglieri comunali ortesi di aver deciso da solo quale sarà il futuro dell’ex Municipio Atellano? Se non li ha informati i componenti dell’assise hanno per il primo cittadino lo stesso valore dei cagnolini finti che fanno così con la testa dietro ai lunotti delle auto. E dire che spetta proprio ai consiglieri dare il via libera al nuovo accordo di programma con il Polo museale campano. Santillo la vorrebbe far passare come una formalità, un atto dovuto. E invece i consiglieri-cagnolini stavolta rischiano in prima persona. Ecco perché.
LA GESTIONE DELLA STRUTTURA ALLA FAMIGLIA PASCALE – Lo storico immobile è di proprietà di Orta di Atella per quasi la metà, Sant’Arpino ne possiede il 20,83%, Succivo il 31,63%. Il primo atto è il bando di 495mila euro “Il bene torna comune” della Fondazione con il Sud, finalizzato alla riqualificazione degli immobili di pregio artistico e culturale. Delle tre città atellane il comune capofila è Sant’Arpino che, anche per conto di Succivo e Orta di Atella, invia la manifestazione di interesse. La Fondazione con il Sud alza il disco verde. Si procede alla firma della convenzione per valorizzare l’ex Municipio di Atella. Nell’accordo c’è anche il Polo museale della Campania. Nella fase successiva entrano in campo le “organizzazioni senza scopo di lucro per selezionare le proposte di valorizzazione dei beni”. Si aggiudica il maxi finanziamento Terra Felix, coop a conduzione familiare che diventa “soggetto responsabile” della riqualificazione dell’edificio. Nel consiglio di amministrazione di Terra Felix troviamo Antonio Pascale e la moglie Teresa Ubaldini e Paola Pascale, poi c’è Edoardo Cristiano. Sulla poltrona di presidente siede Gaetano Papa. La maggioranza del cda, tre su cinque, è saldamente nelle mani dei Pascale. Il 26 giugno 2019 c’è il secondo round. Il comune di Sant’Arpino e Terra Felix firmano il contratto di locazione. Prima clamorosa sorpresa: da mille euro mensili, cifra già irrisoria, si passa a zero euro. Come mai? Pascale e company allegano un progetto esecutivo di 168mila euro per lavori extra e ottengono lo scorporo dei costi per il fitto e l’allungamento della locazione da 10 a 14 anni.
UN LUNGO ROSARIO DI DUBBI E IL RISCHIO DI DANNO ERARIALE – Tutto regolare? Può darsi, ma non sarebbe il caso che i consiglieri comunali di Orta di Atella ci vedano chiaro per non rischiare di incorrere nel reato di danno erariale? Sant’Arpino e Succivo hanno già votato nei rispettivi consigli il nuovo accordo di programma. È radicalmente diverso dalla prima convenzione. Senza l’ok di Orta traballerebbe tutto il progetto. Se resta fuori il principale proprietario dell’edificio si finisce in un vicolo cieco. Ma non si tratta di fare ostruzionismo. Sono tante le domande ancora senza risposta. Sant’Arpino ha inviato a Succivo e ad Orta di Atella almeno gli atti importanti siglati con gli altri soggetti? Il contratto di locazione ha ricevuto il placet degli enti locali? Con chi è stato concordato l’azzeramento delle spese di fitto? Chi ha stabilito che i lavori extra ammontano a 168mila? Il computo metrico che fine ha fatto? Chi ha autorizzato il progetto di un ristorante, gestito da Terra Felix, all’interno di un museo? E infine, perché stravolgere il primo accordo di programma? Tanti punti da chiarire. Eppure il podestà Santillo non sembra per nulla in apprensione. All’oscuro di tutti va avanti. Il gioco del sindaco è sempre lo stesso: impacchettare la convenzione e portarla in assise “costringendo” i consiglieri a votare sì. Ma stavolta i favorevoli rischiano grosso. Potrebbero ricevere un’indigesta “sfogliatella” dalla Corte dei conti per danno erariale. Non serviranno scatole di Maalox.
Mario De Michele