Le parole di Alessandro Alfieri non hanno bisogno di interpretazioni autentiche. Sono limpide con il sole di agosto: “La nostra mozione ha sostenuto il lavoro rigoroso delle commissioni congressuali a tutti i livelli, compreso quella di Caserta. Per lo stesso principio e a maggior ragione, davanti a una sospensiva circostanziata del tribunale ci si ferma, a tutela della legittimità degli atti e del buon nome del Pd, che viene prima di ogni interesse di parte”. Il senatore Pd, coordinatore della mozione Bonaccini nei territori, difende a spada tratta il lavoro delle commissioni per il congresso. “Se la prima fase del voto degli iscritti a Caserta non è stata dunque possibile, il che rappresenta per quella comunità una grave ferita che dovrà trovare giusta riparazione, ciò non toglie che le democratiche e i democratici di quella Commissione provinciale per il congresso abbiano agito per il bene del Pd – sottolinea Alfieri – senza distinzione di orientamento rispetto alle diverse candidature in campo e alle rispettive posizioni politiche, a partire da chi ne ha guidato i lavori (Francesco Gatto, ndr). E di ciò vanno ringraziati”. Alfieri aggiunge: “È grazie al lavoro volontario dei nostri generosi militanti – prosegue il senatore – che in tutta Italia il Pd può svolgere un congresso democratico e partecipato, come in nessun altro partito sarebbe possibile fare. Lavoro che culminerà nelle primarie di domenica prossima, che saranno una grande festa della democrazia. Grazie quindi alle nostre volontarie e ai nostri volontari, che sono l’anima del Pd. Tutti noi – conclude il coordinatore della mozione Bonaccini nei territori – che abbiamo ruoli di direzione politica nel partito abbiamo la responsabilità di essere all’altezza della loro passione e della loro fiducia”. Per Gennaro Oliviero un’altra mazzata da Bonaccini e i suoi. Il presidente del consiglio regionale della Campania è il regista del maxi ricorso presentato da 320 tesserati contro l’esclusione di 3.600 tesserati dalla platea degli iscritti deliberata dalle commissioni nazionale, regionale e provinciale. Per Oliviero e company le commissioni non hanno operato bene. Di parere opposto Alfieri, senatore vicinissimo al governatore dell’Emilia Romagna. La differenza tra lui e Oliviero non è sottile. Se per Alfieri serve una soluzione politica per il caso Caserta, per Oliviero bisogna continuare a battere la strada della magistratura. Starebbe tramandando per la presentazione di altri 500 ricorsi. Si è messo di fatto fuori dal Pd. Si è scavato la fossa da solo. Il 24 novembre è atteso il pronunciamento nel merito dei giudici civili di Santa Maria Capua Vertere sul ricorso, che è già stato disinnescato da Roma con la decisione di revocare la platea degli iscritti. Per il tesseramento a Caserta se ne riparlerà dopo le primarie. Proprio nel giorno dell’accoglimento del ricorso, che chiedeva di bloccare le convenzioni dei circoli, Andrea De Maria, rappresentante della mozione Bonaccini nella commissione nazionale congresso, sgombrava il campo da ogni dubbio. “Abbiamo lavorato con grande serietà e sempre con orientamenti assunti all’unanimità per garantire che le convenzioni di circolo si svolgessero con il massimo rispetto delle nostre regole democratiche. In particolare – ha sottolineato il deputato dem – siamo intervenuti con grande determinazione su situazioni anomale sul tesseramento, peraltro specifiche e circoscritte”. Dal fedelissimo di Bonaccini un pugno in facci a Gennaro Oliviero. Oggi tocca ad Alfieri affossare definitivamente il timoniere del parlamentino campano. Del resto immaginare di dopare il tesseramento fino a 6.800 iscritti con soli 5 circoli aperti nella provincia di Caserta è davvero folle. Più iscritti che voti. I vertici nazionali lo hanno compreso. Oliviero, che ha mosso la grande macchina del tesseramento, non vuole darsi pace. Da Roma non vogliono nemmeno sentirlo nominare. Ha portato il partito in un’aula di giustizia. Ha cestinato la politica per recuperare i soldi delle tessere tagliate. Per Oliviero non c’è più futuro nel Pd. Al massimo potrà essere un orpello. Da non mostrare a nessuno per la vergogna.
Mario De Michele