Trova la differenza. Prima versione: “Non ero entusiasta di come il Pd ha composto le liste alle ultime politiche, l’ho anche scritto in una nota pubblica ed i risultati si sono visti”. Seconda versione: “Non ho fatto campagna elettorale per il Pd alle ultime politiche”. Qual è la differenza? Nessuna. Nel replicare al j’accuse di Francesco Boccia (clicca qui), che numeri alla mano ha denunciato lo scandaloso tesseramento a Sessa Aurunca (mille iscritti a fronte di 1.200 voti alle politiche), Gennaro Oliviero fa un altro autogol. Per sua sfortuna scripta manent. In piena campagna elettorale il presidente del consiglio regionale rilasciò un’intervista a Campania Notizie, oggi Italia Notizie. Oliviero disse, parole testuali: “Boccia mi ha chiesto di votare per il Pd. Da uomo di partito non posso che dire “obbedisco”. Il mio voto e quello di mia moglie andranno sicuramente ai democratici. Sono disposto a giurarlo sui miei figli”. A scanso di equivoci precisò, sempre parole testuali: “A me non potrà essere imputato nulla, io e mia moglie voteremo Pd. Io sicuramente, su mia moglie non ci metto la mano sul fuoco” (clicca qui). Quell’intervista, concessa allo scrivente, non è mai stata smentita. Né è mai arrivata in redazione una richiesta di rettifica. Oliviero non poteva e non può prenderne le distanze. Per un motivo molto semplice: quelle cose le ha dette e noi non abbiamo fatto altro che riportarle fedelmente. Ci auguriamo che il timoniere del parlamentino campano, offuscato dal furore personalistico, non abbia smarrito anche la strada dell’etica. Siamo certi che non perderà la faccia. E si comporterà da uomo di parola. Quell’intervista l’ha rilasciata al sottoscritto, col quale nel giorno della pubblicazione si è complimentato durante una telefonata in vivavoce ascoltata anche da un suo fedelissimo. Se dovesse negare, mentendo sapendo di mentire, ne uscirebbe distrutto: lo scrivente ha l’abitudine di registrare le interviste telefoniche, proprio per evitare ritrattazioni postume. Se Oliviero non vuol perdere quel poco di credibilità che gli è rimasta dovrebbe ammettere di essersi totalmente disimpegnato alle ultime politiche abbandonando il Pd al suo destino. Oltre alla registrazione telefonica ci sono centinaia di suoi seguaci che potrebbero testimoniare a suo carico. Nessuno di loro ha ricevuto un input a votare per i dem. Nessuno è stato invitato a reperire il materiale elettorale. Nessuno è stato mobilitato. Oliviero e i suoi sono rimasti alla finestra. Dire oggi, a distanza di mesi, che lui si è prodigato per il Pd alle politiche equivale a dire che ha festeggiato per l’elezione di Susanna Camusso (al Senato) e di Stefano Graziano (alla Camera). Una bestemmia. Oliviero-Pinocchio sarebbe molto peggio di Oliviero boicottatore del partito. Perderebbe dignità personale. E chi è personalmente indegno non può fare politica. Può al massimo gonfiare il tesseramento come una mongolfiera. Rispondendo piccato a Boccia, Oliviero commette un altro errore imperdonabile. Accusa il senatore dem di “essere stato il commissario liquidatore del partito democratico in Campania”. “In genere un commissario viene nominato per essere super partes. Francesco Boccia non lo è mai stato”. Bene. Chi ha determinato il commissariamento dei dem campani? Proprio Oliviero. Per motivi politici? Macché, per il dualismo patologico nei confronti di Graziano, che era in pole per prendere le redini del partito regionale. Oliviero attinge dalla sua sterminata collezione di boomerang e mette in fila altre considerazioni controproducenti: “La nomina di Boccia a commissario regionale – tuona – aveva un unico obiettivo, quello di garantire i posti dei catapultati nazionali senza valutarne la ricaduta sul risultato del Pd”. Punto primo: il posto di capolista a Graziano gliel’ha garantito proprio Oliviero. Graziano segretario regionale avrebbe dovuto fare un passo indietro (Letta gliel’aveva detto a chiare lettere). Chi sarebbe stato candidato al suo posto? Oliviero, “Elementare, Watson!”. Secondo punto: quelli che il presidente del consiglio regionale definisce “catapultati nazionali” corrispondono allo stesso Graziano (18mila voti alle ultime regionali) e alla Camusso, già segretario nazionale della Cgil con un forte radicamento in provincia di Caserta, terra zeppa vertenze sindacali. Terzo punto: la ricaduta sul risultato del Pd è stato tutt’altro che catastrofica, come invece pensava o auspicava Oliviero. I dem di Terra di Lavoro hanno preso due punti percentuali in più rispetto alle precedenti politiche. L’ultimo errore, quello tombale, nasce dalla sua battaglia a suon di ricorsi, con la minaccia di rivolgersi alla magistratura ordinaria (scripta manent), per cacciare dal partito Silvio Sasso, Massimo Schiavone e Massimo Loffredo, tutti strenui sostenitori della mozione Bonaccini. Allo stesso tempo, come se vivesse uno sdoppiamento della personalità politica, Oliviero accusa Boccia di voler danneggiare, in quanto sponsor di Elly Schlein, il governatore dell’Emilia Romagna. Che c’entra Boccia se la mozione Bonaccini ne esce indebolita? È stato Oliviero a dichiarare guerra ai sostenitori dell’aspirante segretario nazionale. Arriviamo al casus belli. Il senatore Boccia ha segnalato, è il minimo sindacale, l’anomalia abnorme del tesseramento a Sessa Aurunca, città del presidente del consiglio regionale della Campania. Un risultato unanimemente considerato dopato. L’unico a rivendicarne il successo è Oliviero. Che, sembra incredibile, si intesta un risultato matematicamente gonfiato all’inverosimile. Non è Boccia a danneggiare Bonaccini. Ma Oliviero con la sua corsa sfrenata a primeggiare su Pina Picierno, pure a costo di “drogare” il partito. Gli sfugge che il vice presidente del Parlamento europeo corre in ticket con Bonaccini? Non a caso la numero due dell’Europarlamento, segretaria in pectore in caso di vittoria alle primarie del presidente dell’Emilia Romagna, ha subito raccolto l’invito di Boccia a fare “chiarezza sul tesseramento ripristinando la legalità”. “Il Pd in queste ore – evidenzia Picierno – è impegnato per garantire assoluto rigore e piena trasparenza nella votazione tra gli iscritti. Ringrazio la commissione provinciale di Caserta, rappresentata con tutte le 4 mozioni congressuali, che ha inteso affrontare con serietà e condivisione la questione. Un impegno che riguarda anche l’individuazione di possibili anomalie o tentativi di inquinamento. E voglio ribadire ancora una volta che per me e per la mozione Bonaccini non esistono zone di tolleranza. Nel Pd non troveranno spazio avventori occasionali portati dal vento della convenienza o peggio ancora dell’opportunismo”. Picierno aggiunge: “Il Pd possiede gli anticorpi necessari ad espellere qualsiasi virus, grazie al lavoro di Franco Roberti e di tutti gli organi preposti”. Su questo non ci piove: l’europarlamentare, ex procuratore nazionale antimafia, è una garanzia assoluta. Da presidente regionale della commissione congresso non consentirà mai ai signori delle tessere di impadronirsi del Pd.

Mario De Michele

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