«Il via libera della Giunta delle elezioni e immunità del Senato a procedere, per sindacabilità, nei confronti di Calenda per le frasi malevole e diffamanti che mi sono state rivolte nella scorsa primavera, è un fatto di civiltà giuridica: è giusto che quando si passa il segno, mettendo in discussione l’onorabilità di una persona, anche l’opinione del parlamentare sia sottoposta al giudizio terzo della magistratura: non esiste il lasciapassare per l’insulto». Lo scrive il sindaco di Benevento e segretario nazionale di Noi di Centro Clemente Mastella. «Calenda in un tweet, che resta un archetipo del peggior bullismo mediatico, accostò il mio nome alla mafia: da ex Ministro della Giustizia – continua Mastella – avevo il dovere morale di querelare. Avendo la cultura cattolica del perdono, avevo detto di essere pronto a ritirare la querela in cambio di scuse sincere. Non sono mai arrivate». «Ho letto invece solo giustificazioni e goffi tentativi di negare l’evidenza della grammatica: è segno di arroganza. Ringrazio le forze politiche che in Giunta, col voto favorevole o con l’astensione, hanno dato l’ok a procedere», conclude Mastella.

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