Sarebbero almeno quattro i reparti di Ostetricia e Ginecologia interessati dal taglio di bisturi del piano di riordino del sistema sanitario regionale. Quasi certi della chiusura quelli di Eboli, Cava de’ Tirreni e Mercato San Severino. Forti dubbi per quelli di Polla, Vallo della Lucania e Sapri, dove si è ancora in attesa di una decisione su come intervenire. Il piano riprende in sostanza quanto già previsto nel decreto 49 del 2010, che fissava il numero minimo di parti che le strutture devono effettuare per garantire opportuni standard di qualità e sicurezza in 500 all’anno. Pertanto, nel definire la rete dei punti nascita dei presidi pubblici, erano stati previsti processi di accorpamento di più unità operative o potenziamento di unità operative di strutture vicine a strutture operative dismesse. In considerazione delle peculiarità del territorio e quindi dei tempi necessari per raggiungere i punti nascita si derogò eccezionalmente da questo criterio nel caso del presidio ospedaliero di Piedimonte Matese, di quello di San Rocco di Sessa Aurunca, dell’Immacolata di Sapri e quello di Vallo della Lucania. Principi poi ripresi sostanzialmente dal piano ospedaliero regionale presentato dalla giunta Caldoro, poi bocciato dal Ministero, che prevedeva, tra le altre cose, la chiusura dei punti nascita del Fucito e di Cava de’ Tirreni e la loro confluenza presso il Ruggi d’Aragona, e la chiusura del punto nascita presso la casa di cura Tortorella di Salerno.

 

 

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