L’opposizione mira al bersaglio grosso. Con l’obiettivo di abbattere l’avversario una volta e per tutte. Da qui il ricorso al Tar della Campania per annullare tre delibere di consiglio. Se venissero accolte le richieste di Iolanda Boerio, Salvatore Lettera, Anna Pezzella, Nicola Della Rossa e Francesco Pezone si potrebbe scrivere in tempi record la parola fine sull’amministrazione griffata Ernesto Di Mattia. La sfida all’ultimo sangue si gioca sul campo di battaglia finanziario. Gli esponenti della minoranza contestano, chiedendone l’annullamento, tre delibere con le quali la maggioranza ha approvato i rendiconti 2019 e 2020 e quella riguardante il bilancio di previsione 2021-2023. I tre provvedimenti furono varati il 30 dicembre dell’anno scorso durante un’unica seduta consiliare. A detta dei 5 consiglieri di opposizione le delibere incriminate “risultano viziate per il mancato rispetto dei termini in materia di convocazione e di messa a disposizione dei documenti presupposti ex art. 227, comma 2 del Tuel. “Tale dato normativo – si legge nel ricorso – dispone che tra la messa a disposizione della documentazione concernente l’approvazione del rendiconto di gestione e la materiale approvazione dello stesso devono intercorrere almeno 20 giorni”.
Termine non rispettato dall’amministrazione comunale. Con nota protocollo 19266 del 30.12.2021 i ricorrenti contestarono il sesto punto dell’ordine del giorno del civico consesso perché l’approvazione del bilancio di previsione doveva avvenire entro il termine perentorio del 28.12.2021, non il 30 dicembre come poi è avvenuto. La minoranza inoltre presentò due istanze di rinvio della calendarizzazione delle proposte di deliberazione dei rendiconti 2019 e 2020. Nessuna delle richieste dell’opposizione fu accolta dal sindaco Di Mattia. I due rendiconti e il bilancio di previsione furono varati con i soli voti della maggioranza nel corso della seduta del 30 dicembre 2021. In segno di protesta la minoranza abbandonò l’aula. “Tale decisione – recita un passo del ricorso – è stata dettata dal mancato rispetto del termine di legge di 20 giorni che deve intercorrere tra il deposito della documentazione relativa all’approvazione dei rendiconti 2019 e 2020 e la relativa seduta di Consiglio Comunale e dal mancato rispetto del termine di 120 giorni per l’approvazione del bilancio di previsione 2021-2023”. E ancora: “Giova premettere che il Comune di Sant’Arpino, non essendo in grado di garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili, con propria Deliberazione di Consiglio Comunale n. 17 del 27.5.2019, ha dichiarato il dissesto finanziario dell’Ente, circostanza che ha comportato la mancata approvazione del rendiconto di gestione per le annualità 2019 e 2020 (fino al dicembre 2021!). Successivamente – prosegue il ricorso al Tar – il Comune di Sant’Arpino ha presentato al Ministero dell’Interno una proposta di bilancio stabilmente riequilibrato per gli esercizi finanziari 2020/2022. Ebbene, la Prefettura di Caserta, in data 30.8.2021, ha notificato al Comune il decreto del Ministero dell’Interno n. 94868 del 4.8.2021, con il quale è stata approvata l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato per gli anni 2020/2022”. I termini perentori vengono indicati all’art. 5 di tale decreto. Infatti è stato previsto l’obbligo per il Comune di deliberare: entro 30 giorni dalla data di notifica del Decreto il bilancio di previsione 2020/2022; entro 120 giorni dalla data di notifica, di deliberare gli altri eventuali bilanci di previsione o rendiconti non ancora deliberati. Da qui discende che l’amministrazione avrebbe dovuto approvare il bilancio di previsione 2020-2022 entro il 29.9.2021, il rendiconto 2019 entro il 28.12.2021, il rendiconto del 2020 entro il 28.12.2021, e il bilancio di previsione 2021-2023 entro il 28.12.2021. In barba alla normativa Di Mattia e company hanno adottato i tre provvedimenti durante il civico consesso del 30 dicembre del 2021. Tutto illegittimo, dunque. Non sono state rispettate le scadenze perentorie fissate dal ministero. Se a ciò si aggiunge che si è proceduto fuori tempo massimo anche per l’approvazione dei rendiconti 2019 e 2020 è presumibile che il Tar campano accolga il ricorso della minoranza. La conseguenza? Il consiglio comunale verrebbe sciolto dopo appena 6 mesi dalle votazioni. Un primato, poco invidiabile, che confermerebbe le difficoltà gestionali dell’attuale maggioranza, il cui mandato è iniziato male e proseguito peggio.
Mario De Michele