“E’ dura ma ce la farò anche questa volta”. E’ quanto ha detto Silvio Berlusconi, ricoverato da mercoledì in terapia intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano, durante una telefonata, come riportato stamani da Il Giornale. “Sono riuscito anche in situazioni difficili e delicate, a ritirarmi su” ha aggiunto al direttore de Il Giornale, Augusto Minzolini, durante una telefonata il cui contenuto è stato pubblicato stamani dal quotidiano. Ha lasciato il San Raffaele Luigi Berlusconi, il figlio minore di Silvio, che anche oggi si è recato all’ospedale per far visita al padre e leader di Forza Italia, ricoverato da due giorni in terapia intensiva. Luigi è rimasto nella struttura per circa un’ora e mezza ed è andato via in auto senza rilasciare dichiarazioni. Anche Paolo Berlusconi è arrivato al San Raffaele per fare visita al fratello Silvio. Entrando nella struttura ospedaliera ha detto ai cronisti: “Vediamo come va oggi, siamo fiduciosi”. Sergio Mattarella è stato uno dei primi ad informarsi sullo stato di salute di Silvio Berlusconi e augurargli una rapida guarigione. La notizia – anticipata dal quotidiano “Libero” – filtra dai piani alti di Forza Italia, dove fanno sapere che la telefonata c’è stata la mattina stessa del 5 aprile. Appreso che il Cavaliere era stato nuovamente ricoverato in ospedale, il Capo dello Stato – riferisce il quotidiano – ha voluto telefonare a Gianni Letta per sapere le condizioni di salute di Berlusconi e, soprattutto, per pregarlo di far giungere al Cavaliere e ai suoi familiari i propri auguri per un pronto ristabilimento. Un gesto fatto con riservatezza, senza comunicati ufficiali e lontano dal clamore mediatico, come è nello stile di Mattarella, che è stato molto apprezzato, riferiscono le fonti di Forza Italia. “Non posso esprimere un giudizio riferito specificamente a Silvio Berlusconi non conoscendo nel dettaglio il caso clinico, ma in generale nei pazienti complessi c’e’ un rischio di complicanze. La eventuale comparsa di una problematica renale in situazioni cliniche complesse rappresenta una possibile conseguenza ed un ulteriore elemento di preoccupazione che potrebbe condizionare gli interventi terapeutici e tende a rendere la prognosi sempre più impegnativa”. Lo sottolinea all’ANSA il presidente della Società italiana di nefrologia (Sin), Stefano Bianchi. Quanto alle cause che potrebbero determinare una compromissione renale, “in un paziente complesso – spiega il presidente della Sin – possono essere molteplici: lo stato settico, ovvero lo stato di infezione in sè, ma anche le terapie che vengono messe in atto, dalla chemioterapia agli antibiotici”. Per ripristinare la funzione renale, “si può ricorrere a terapie farmacologiche fino a terapie sostitutive della funzione renale stessa, come la dialisi, come ultima ratio. In una struttura di alto livello specialistico, tuttavia – conclude Bianchi – sarà messo in atto tutto ciò che è necessario e questo deve rendere ottimisti”.

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