Stop alle nuove trivelle. Il fronte comune delle opposizioni contro il governo prende forma negli emendamenti al decreto Aiuti quater, all’esame della Camera, dove sono contenute le norme sull’aumento della produzione nazionale di gas. Il Terzo Polo si sfila, mentre il Pd, i 5 Stelle e Verdi-Sinistra si apprestano a depositare, in commissione Bilancio, le richieste di soppressione delle norme che autorizzano le nuove concessioni. “Le attività di ricerca e coltivazione di giacimenti di idrocarburi – si legge nel testo di un emendamento dei dem – rappresentano nel loro complesso un potenziale rischio per l’intero ecosistema marino del Mediterraneo tali da richiedere un’attenta valutazione prima di avviare nuove procedure autorizzative”. Se il Pd chiede all’esecutivo di fare retromarcia sulle nuove autorizzazioni, quelle per le estrazioni tra le 9 e le 12 miglia dalla costa, aprendo al massimo a uno sfruttamento più efficiente delle coltivazioni sospese o improduttive, i pentastellati vogliono anche la cancellazione dei permessi che faranno ripartire le estrazioni nell’Alto Adriatico, con esclusione della zona di Venezia. “Agli emendamenti soppressivi abbiamo aggiunto anche una questione pregiudiziale”, spiega Ilaria Fontana, capogruppo in commissione Ambiente. La contestazione si allarga alla decisione del governo di assegnare l’esame del decreto, che contiene le norme sulle trivelle, solo alla commissione Bilancio, vanificando quindi il ruolo e le competenze della commissione Ambiente. Dura anche linea di Verdi-Sinistra che, oltre a chiedere l’abrogazione delle norme, spinge anche per aumentare i canoni annuali per i permessi di prospezione e ricerca, ma anche quelli per le concessioni di coltivazione e stoccaggio: l’obiettivo è recuperare risorse da destinare a un Fondo con cui finanziare nuovi aiuti per le famiglie e le piccole e medie imprese alle prese con il caro bollette. Il pressing delle opposizioni sul governo è forte, ma i margini di azione sono stretti. La conversione in Parlamento del decreto Aiuti quater, che stanzia 9,1 miliardi contro l’emergenza energetica, scade il 17 gennaio. Dopo il via libera del Senato, il testo è atteso in aula il 9 gennaio. I gruppi parlamentari avranno tempo fino a domani pomeriggio per presentare gli emendamenti in commissione, dove l’esame si concluderà lunedì mattina. Il governo non ha ancora deciso ufficialmente se porre la questione di fiducia, come ha fatto a palazzo Madama, ma più fonti dell’esecutivo sottolineano la necessità di chiudere la partita con il passaggio alla Camera, evitando quindi un ritorno del provvedimento al Senato. “Tutto dipende dall’atteggiamento delle opposizioni”, spiega una fonte, aggiungendo che in caso di ostruzionismo “la strada della fiducia è scontata”. Al di là dei tempi parlamentari, l’esecutivo non intende indietreggiare sui contenuti. I prezzi del gas sono in calo, ma a dicembre le bollette hanno registrato ancora rialzi. Anche quelle delle imprese gasivore, a cui guardano le misure sulle trivelle: il governo, infatti, punta a potenziare le estrazioni dai giacimenti nazionali per girare, a partire da gennaio, circa due miliardi di metri cubi di gas alle attività che impiegano di più il metano.

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