Parafrasando il titolo di uno dei capolavori di Woody Allen vi diciamo tutto quello che avreste voluto sapere sulle trattative preelettorali delle scorse comunali di Orta di Atella (ma non avete mai osato chiedere). Ciak, si gira! Il film è del 2018. Stoppiamo subito i finti paladini della legalità che invece di andare nel merito delle questioni (il contenuto degli articoli di Campania Notizie è vero o falso?) trovano mille scuse e puntualmente buttano il pallone in calcio d’angolo. Anche stavolta, come in altre occasioni, diranno che si tratta di “cose vecchie”, di quasi 3 anni fa. Ma, ahiloro, i sepolcri imbiancati e i “Coca Cola” abusivi sono credibili quanto Erode preside di un asilo nido. Si sono talmente coperti di ridicolo con i goffi tentativi di nascondersi dietro un dito che ormai suscitano pena, oltre che ilarità. La notizia sarebbe datata se al centro non ci fossero attori falliti dell’attuale scena politica locale che, nonostante un passato ributtante, vorrebbero mettere le mani sul Comune con l’obiettivo di pagare a spese dei cittadini gli innumerevoli debiti contratti a destra e a manca. Se chi sta oggi in politica è indebitato fino al collo è una “cosa vecchia” o assume rilevanza pubblica? È irrilevante o conta eccome che coloro i quali siedono ai tavoli per costruire alleanze in vista delle amministrative di fine anno siano condizionati e condizionabili da problemi economici? Come può avere un minimo di affidabilità politico-amministrativa uno che ha decine di cambiali (alcune firmate nel 2008) non pagate sparse per il mondo? Ecco l’attualità di una notizia del 2018. E questi sono i fatti.
Siamo nei giorni antecedenti alla presentazione delle liste per le comunali. Al centro commerciale Medì di Teverola si danno appuntamento quattro volti noti. Alcuni famosi, altri famigerati. Si tratta di Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna, Andrea Villano, allora candidato alla fascia tricolore, Mimmo Iovinella, ex assessore di Orta di Atella e attuale consigliere comunale di Sant’Arpino, e nientepopodimeno che Francesco Gianfranco Piccirillo. Tre su quattro fanno parte del Pd. Sul colore politico di Villano sono in corso approfondite indagini della Cia, finora senza esito. Forse sarà necessario l’intervento del Mossad. Come mai il quartetto si riunisce? Ovviamente per trovare un accordo elettorale. E di cosa parlano? Dell’appoggio del partito democratico alla candidatura a sindaco di Villano. Tutti starete pensando che c’era poco da discutere. Piccirillo non avrebbe mai accettato. Caspita, lui è quello che su Facebook (nella realtà virtuale) si è battuto, e continua farlo, contro l’ultima amministrazione comunale sciolta per infiltrazioni camorristiche. Vi sbagliate di grosso. Non solo è d’accordo ma si propone addirittura come vice di Villano. Avete letto bene. Dice sì a Villano a due condizioni. La prima è appunto quella di essere il suo braccio destro. La seconda, strumentale e di facciata, consiste nel porre il veto a Ferdinando D’Ambrosio e Eduardo Indaco. Il “niet” a questi ultimi, come spiega lui stesso, nasce dall’esigenza di dare un segnale di discontinuità rispetto a Angelo Brancaccio. In altre parole, lui, Francesco Gianfranco Piccirillo, che da Brancaccio ha ottenuto incarichi e prebende di ogni tipo, campando per anni e anni grazie ai suoi benefit, chiede di tagliare i ponti con l’ex sindaco? Succede solo a Orta.
A quel punto anche uno come Villano, che non si smuove nemmeno con le cannonate, è sobbalzato dalla sedia. Lo guarda dal basso (per forza) e gli dice: “Gianfra’, ma che vogliamo rifare la F.A.A.G.!”. Che cos’è la F.A.A.G.? È una società di costruzioni, di cui Piccirillo negli anni del boom edilizio è stato, alternandosi con la moglie Carmela Cinquegrana, amministratore unico. Della ditta era socio lo stesso Villano, assieme alla consorte Grazia Frignola. Sotto l’impero di Brancaccio l’azienda ha incassato licenze illegittime tramutatesi in diversi affari milionari. Svettano tuttora palazzi realizzati anche su standard urbanistici. Nelle tasche del duo Villano-Piccirillo finì un bel gruzzoletto. Da qui la battuta (“Gianfra’, ma che vogliamo rifare la F.A.A.G.!”) di quello che poi sarebbe diventato il sindaco ortese. Fu il “no” di Villano alla richiesta di Piccirillo di ricoprire la carica di suo vice a far saltare l’accordo e a far svanire il sogno-incubo di un ritorno ai fasti d’oro della cementificazione del territorio. Nemmeno il tempo di uscire dal Medì che il dem, legalitario social, ripiegò sulla candidatura a sindaco di Vincenzo Gaudino. Ancora più rapidamente l’ex socio Villano divenne il suo nemico giurato.
Immaginiamo già che i prestigiatori della bugia si sperticheranno a raccontare la favoletta della discontinuità con Brancaccio “provata” dai paletti posti a Indaco e D’Ambrosio, i quali peraltro indossavano ancora i pantaloni corti quando Mister Piccirillo costruiva palazzi abusivi. Non servono voli pindarici. La verità la conoscono tutti. Villano ha il braccino corto (e non solo) e ha fatto tesoro dei soldi guadagnati durante il boom edilizio. Piccirillo si è goduto la vita. Ha dilapidato una fortuna. Per carità, non è reato. Ma è impensabile utilizzare la politica per risolvere i guai personali. A meno che non si voglia correre il rischio di far pignorare anche il municipio.
(continua…)