Una denuncia diretta all’Italia. L’Ecri, la commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale non Ue con sede a Strasburgo, nota con “seria preoccupazione” che negli ultimi anni il discorso pubblico italiano è diventato “sempre più xenofobo” e che i discorsi politici hanno assunto toni “fortemente divisivi e antagonistici”, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, cittadini italiani con origine migratoria, Rom e persone Lgbti. Lo riporta un rapporto dell’Ecri aggiornato al 2024 e pubblicato oggi. La Commissione cita soprattutto la Lega e il suo leader, il ministro Matteo Salvini. Ma punta il dito anche sulle forze dell’ordine che fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana. Strasburgo evidenzia che “le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale”, chiedendo quindi all’Italia uno studio completo e indipendente.

Meloni: “Poliziotte e poliziotti meritano rispetto”
“L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”. Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni commentando il rapporto dedicato all’Italia dell’organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa.

La politica contro i migranti
Purtroppo, continua l’Ecri, “un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati offensivi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali, sia online che offline”. Questo, nota, avrebbe portato ad una forma di “banalizzazione” dei commenti d’odio nella vita pubblica e generato un senso di “emarginazione” ed “esclusione” in vari segmenti della popolazione. Uno dei gruppi che negli ultimi anni è stato maggiormente bersaglio di discorsi politici negativi, sottolinea l’Ecri, è quello dei Rom. Ad esempio, “nel 2018 l’allora ministro dell’Interno (Matteo Salvini, ndr), nel dichiarare la volontà di procedere ad un’espulsione di massa dei Rom irregolari, ha fatto riferimento anche ai Rom in possesso della cittadinanza italiana e ha affermato: ‘Ma i Rom italiani purtroppo dobbiamo tenerceli a casa’”.

Donne rom nel mirino
“Molti commenti d’odio – nota l’Ecri – hanno preso di mira anche le donne rom. Ad esempio, nell’aprile 2023, commentando le proposte per migliorare la situazione delle madri detenute, lo stesso politico ha affermato che un partito politico precedentemente al potere ha liberato ‘le borseggiatrici Rom che usano i bambini e la gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere’. Altri candidati politici hanno usato i pregiudizi sui Rom nelle campagne elettorali.Nel 2022, un politico locale di Firenze (il consigliere di quartiere della Lega Alessio Di Giulio, ndr) ha pubblicato un video online con una donna Rom, con la didascalia che incoraggiava gli elettori a votare per il suo partito ‘per non vederla mai più’ (il leader della Lega Matteo Salvini disse poi che Di Giulio aveva sbagliato, perché, spiegò, i problemi non si risolvono con i video, ma con le leggi e le forze dell’ordine, ndr)”.

Il libro di Vannacci contro gay e gli italiani di colore
“Esempi recenti di dichiarazioni razziste e fobiche nei confronti delle persone Lgbti nella vita pubblica includono le osservazioni fatte in un libro pubblicato nel 2023 da un generale delle forze armate italiane”. L’Ecri si riferisce al libro dell’ex generale Roberto Vannacci, senza citare il suo nome. “L’autore ha dichiarato che i gay “non sono normali” e ha indicato che l’accettazione delle persone Lgbti è il risultato di complotti da parte della “lobby gay internazionale”. Ha anche attaccato gli italiani di colore, affermando che le persone non sono nate tutte uguali e che gli immigrati saranno sempre diversi”, scrive nel suo rapporto l’Ecri. Per continuare nel riportare con gli esempi. Vannacci ha fatto l’esempio di una campionessa di pallavolo italiana di colore, affermando che “è italiana di cittadinanza, ma è chiaro che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. A seguito di queste affermazioni, l’autore è stato rimosso dalle sue posizioni di comando e di gestione nell’esercito.

“Critiche ai giudici, minata la loro indipendenza”
La Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa (Ecri), nel suo rapporto sull’Italia, ha denunciato anche “critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione” tra gli esempi negativi che concernono il discorso pubblico e politico che “promuove una cultura dell’esclusione dei migranti piuttosto che la loro inclusione”. Secondo l’organo del Consiglio d’Europa tali critiche “minano l’indipendenza della magistratura che tratta di questi casi”, che deve essere invece “rispettata, protetta e promossa”.

Persone Lgbti, l’Italia al 34esimo posto per i diritti garantiti
Sulla mappa e nell’indice Rainbow Europe, che riflette la legislazione e le politiche dei Paesi europei che garantiscono i diritti umani delle persone Lgbti, l’Italia si colloca al 34° posto su 49 Paesi valutati, con un punteggio complessivo del 24,76%. Le leggi civili e amministrative a livello nazionale non vietano ancora esplicitamente la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e le caratteristiche sessuali nella maggior parte degli ambiti di vita. Una nota più positiva è rappresentata dai progressi compiuti nel 2016 con il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. L’Ecri si rammarica di notare che, stando a quanto riferito, le persone Lgbti subiscono pregiudizi e discriminazioni nella loro vita quotidiana. Secondo i dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) negli anni 2019-2022, una parte compresa tra il 26% ed il 41,4% delle persone Lgbti intervistate dichiara che il proprio orientamento sessuale li ha svantaggiati nel lavoro o nell’avanzamento di carriera, e un’altra tra il 40,3% ed il 61% evita di parlare della propria vita privata sul posto di lavoro per non rivelare il proprio orientamento sessuale e circa l’80% dichiara di avere subito micro-aggressioni sul posto di lavoro, mentre un terzo ha descritto esperienze di ostilità e di vessazione nell’ambiente di lavoro. Allo stesso tempo, secondo l’indagine condotta nel 2019 in 28 Paesi dell’UE, solo l’8% delle persone Lgbti in Italia riteneva che il proprio governo nazionale affrontasse efficacemente i pregiudizi e l’intolleranza nei confronti delle persone Lgbti.

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