Tempi duri. Non sarà più una passeggiata per Terra Felix la gestione dell’ex Municipio Atellano. Sul cammino della società cooperativa si frapporrà il Comune di Orta di Atella, proprietario del 47,50% di quella che fu la casa comunale di Atella di Napoli (Sant’Arpino ne possiede il 20,83%, Succivo il 31,63%). L’amministrazione ortese sta preparando un dossier per fare luce sui tanti lati oscuri di un progetto fortemente sponsorizzato dall’allora sindaco di Sant’Arpino Giuseppe Dell’Aversana e dalla sua squadra di governo dell’epoca, in particolare da Ernesto Di Serio. L’atto iniziale è il bando di 495mila euro “Il bene torna comune” della Fondazione con il Sud, finalizzato alla riqualificazione degli immobili di pregio artistico e culturale. Delle tre città atellane il Comune capofila è Sant’Arpino che, anche per conto di Succivo e Orta di Atella, invia la manifestazione di interesse. La Fondazione con il Sud alza il disco verde. Si procede alla firma della convenzione per valorizzare l’ex Municipio di Atella. Nell’accordo c’è anche il Polo museale della Campania. Fase due. Entrano in campo le “organizzazioni senza scopo di lucro per selezionare le proposte di valorizzazione dei beni”. Si aggiudica il maxi finanziamento Terra Felix, coop a conduzione familiare, che presenta il progetto “Fabula, laboratorio di comunità” e diventa “soggetto responsabile” della riqualificazione dell’edificio. Nel consiglio di amministrazione di Terra Felix troviamo Antonio Pascale e la moglie Teresa Ubaldini e Paola Pascale, poi c’è Edoardo Cristiano. Sulla poltrona di presidente siede Gaetano Papa. La maggioranza del cda, tre su cinque, è saldamente nelle mani dei Pascale (in basso il link della visura camerale). L’anno cruciale è il 2019. È il 26 giugno. Sant’Arpino e Terra Felix firmano il contratto di locazione. Più che estate sembra Natale per la cooperativa. Il canone di locazione, già irrisorio (mille euro al mese), viene azzerato. Pascale e company allegano un progetto esecutivo di 168mila euro per lavori extra. Mossa perfetta. Ottengono lo scorporo dei costi per il fitto e l’allungamento della locazione da 10 a 14 anni. Tutto spesato. Dopo anni di conti senza l’oste le cose cambiano. Gli amministratori di Orta di Atella, in passato assenti per i tanti commissariamenti e per governi durati pochi mesi, decidono di giocare un ruolo di primo piano. Da qui a qualche giorno spediranno a Sant’Arpino una corposa richiesta di chiarimenti. Chi spera che gli ortesi sono fuori gioco non tiene conto di un aspetto decisivo: gli altri due Comuni hanno già votato nei rispettivi consigli il nuovo accordo di programma tra gli enti locali e il Polo museale campano. È radicalmente diverso dalla prima convenzione. Senza l’ok di Orta traballa tutto il progetto. Addio partenariato. Se resta fuori il principale proprietario dell’edificio si finisce in un vicolo cieco. Perché l’amministrazione griffata Santillo frena? Beh, di motivi validi ce ne sono a decine. Sant’Arpino ha inviato a Succivo e ad Orta di Atella almeno gli atti importanti siglati con gli altri soggetti? Per nulla. Il contratto di locazione ha ricevuto il placet degli enti locali? No. L’azzeramento delle spese di fitto sono state concordate con tutti? Macché. Che i lavori extra ammontassero a 168mila euro chi lo ha stabilito? Solo Sant’Arpino. Il computo metrico in quale cassetto polveroso è finito? Vallo a sapere. Chi ha autorizzato il progetto di un ristorante, gestito da Terra Felix, all’interno di un museo? Qualche affarista doc. Perché un cambio così netto dell’accordo di programma? Non si sa. L’obiettivo numero uno di Orta di Atella è opporsi alla privatizzazione dell’ex Municipio Atellano. Ci riuscirà? Sicuramente darà battaglia. Le armi già sono affilate.

Mario De Michele
(continua…)

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