Il taglio al cuneo e all’Irpef, fin qui da rinnovare di anno in anno, diventano strutturali. Il primo poi viene ripensato. Rimane una decontribuzione, cioè un taglio ai contributi previdenziali, solo per i lavoratori dipendenti a basso reddito e che di fatto non pagano tasse perché le annullano con le detrazioni (i cosiddetti incapienti). Per tutti gli altri, fino a 35 mila euro di reddito lordo, diventa un taglio “fiscale” che agisce quindi, tramite le detrazioni, sull’Irpef abbassando le tasse. L’effetto in busta paga dovrebbe rimanere lo stesso: circa 100 euro medi in più al mese. Diventa permanente anche la riduzione da quattro a tre degli scaglioni Irpef, in vigore da quest’anno: fino a 28 mila euro (23%), tra 28 mila e 50 mila euro (35%) e sopra 50 mila euro (43%). L’ipotesi di ridurre la seconda aliquota dal 35 al 33% o di alzare il tetto del secondo scaglione a 60 mila euro di reddito (ipotesi caldeggiate da Forza Italia) per ora non entrano in manovra. Potrebbero però tornare durante l’iter parlamentare. Così pure, nello stringato comunicato diffuso dal ministero dell’Economia al termine del Consiglio dei ministri di ieri, non si parla di allargamento della flat tax, proposto dalla Lega, a 90 mila o 100 mila euro dagli 85 mila euro attuali che pagano il 15% piatto di tasse. C’è poi un altro nodo fiscale ancora aperto: la “trappola della povertà” per i lavoratori che superano di poco la soglia per il taglio del cuneo. L’idea del governo è introdurre un décalage.
Sanità – Più soldi ai giovani medici per lavorare al Pronto Soccorso
Alla fine la sanità chiude con 3,7 miliardi in più per il Fondo nazionale che, rispetto al 2024, per effetto della manovra dell’anno scorso, disponeva già di un miliardo aggiuntivo. Così l’anno prossimo le risorse a disposizione salgono da 134 a 138,7 miliardi.
Con i soldi il ministro alla Salute Orazio Schillaci avvierà un piano di assunzioni, per 30 mila persone tra medici (10 mila) e infermieri. Il primo anno si partirà con 6 mila contratti. Poi si farà scendere, in due anni, la tassazione su una delle indennità negli stipendi dei professionisti sanitari, che alla fine guadagneranno circa 200 euro in più netti al mese. Sempre sul fronte del personale, si pagheranno di più (tra 200 e 400 euro al mese) i giovani laureati che si specializzano in medicina di urgenza o altre discipline in crisi di organico. Verrà poi alzato il tetto della spesa farmaceutica, di circa 750 milioni di euro. Altro capitolo sarà il rinnovo dei tariffari delle prestazioni ospedaliere (si chiamano Drg), fermi da anni. Servono a compensare i privati convenzionati, ma anche a pagare gli spostamenti di chi si cura in una Regione diversa da quella di residenza. L’operazione vale circa 1 miliardo. Verrà aiutata Aifa per assumere più personale, circa 150 dipendenti, e potrebbero esserci soldi per il piano pandemico. Infine, ma questa è un’operazione che non costa, potrebbe essere dilazionato su sei anni il payback sui dispositivi, cioè la cifra che devono dare le aziende private alle Regioni perché sono stati superati i tetti di spesa per questo materiale sanitario.
Famiglia – Bonus bebè da 1000 euro e sconti alle rette degli asili
Molte le misure a sostegno delle famiglie con figli, a cominciare dalle detrazioni fiscali, che terranno conto del numero dei familiari a carico: al crescere dei componenti, aumenteranno gli spazi per le agevolazioni. La legge di Bilancio prosegue anche con la politica di incentivi per la natalità del governo Meloni: vengono confermate e potenziate le misure sui congedi parentali, ma c’è anche una novità, una riedizione del Bonus bebé previsto nelle passate legislature anche da altri governi. Il Mef annuncia infatti l’arrivo di una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1000 euro ai genitori entro la soglia Isee di 40 mila euro, per far fronte alle tante spese iniziali che le famiglie devono affrontare ad ogni nascita. L’assistenza alle famiglie con figli prosegue con il rafforzamento del bonus destinato a supportare la frequenza degli asili nido. Inoltre i versamenti dell’assegno unico universale vengono esclusi dal computo dell’Isee: la scorsa legge di Bilancio, con un clamoroso errore, li aveva invece inclusi, suscitando le proteste delle famiglie che così si ritrovavano un reddito più alto e perdevano altre agevolazioni. Tra le misure di carattere sociale c’è anche il rifinanziamento con 500 milioni della carta “Dedicata a te”, destinata ai nuclei familiare con redditi Isee inferiori a 15mila euro
Pensioni e lavoro – Premi produttività agevolati, rifinanziati i fringe benefit
Vengono confermate gran parte delle misure dei pacchetti su lavoro e pensioni varati l’anno scorso. Per il lavoro pubblico, il governo si dice pronto a mettere «da subito le risorse per il rinnovo del contratto del triennio 2025-2027». Per il lavoro privato, rifinanziati i fringe benefit in vigore (mille euro esentasse per i lavoratori senza figli e 2 mila euro con figli). Fringe «maggiorati» per i nuovi assunti che «accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri». Resta poi, «per il triennio 2025-2027, la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività erogati dalle aziende ai lavoratori». Confermati anche gli incentivi per le assunzioni di giovani e donne al Sud per il biennio 2026-2027, la decontribuzione per le imprese localizzate nella Zes, gli incentivi all’autoimpiego nei settori delle transizioni digitale ed ecologica. Non c’è però la proroga del bonus lavoratrici madri con due figli che scade quest’anno. Né il suo ampliamento alle partite Iva. Per quanto riguarda le pensioni, vengono prorogati tutti gli scivoli in uscita con i paletti dello scorso anno: Quota 103 col ricalcolo contributivo e le finestre, Opzione donna solo per alcune categorie di lavoratrici, Ape sociale con finestre più lunghe. «Potenziate» poi le misure per «lavoratori pubblici e privati che raggiungono l’età della pensione, ma restano al lavoro», oltre i 65 anni. Nessun cenno all’aumento delle pensioni minime e all’indicizzazione degli assegni all’inflazione
Bonus edilizi – Detrazioni al 50% per il 2025 ma vale solo per la prima casa
Ancora un anno per il bonus ristrutturazioni al 50%, uno dei più longevi tra le agevolazioni edilizie. Con la legge di riforma del Superbonus infatti il governo aveva stabilito un décalage che prevedeva una riduzione dall’attuale 50% al 36% nel 2025, e poi un ulteriore passaggio al 30% a partire dal 2028. La legge di Bilancio “salva” invece il bonus ristrutturazioni ancora per un anno, ma soltanto per le prime case: un paletto che dovrebbe mantenere i costi della misura intorno ai 600 milioni. Per le seconde case invece si conferma la riduzione del bonus al 36% a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo. La norma anticipa la riforma dei bonus edilizi, che dovrebbe puntare, come ha annunciato in più occasioni il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, a potenziare i benefici diretti alle ristrutturazioni di tipo energetico, con una maggiore attenzione ai nuclei familiari economicamente più deboli. Mentre per chi ha usufruito dei vantaggi del Superbonus è prevista una contropartita attraverso il Piano strutturale di Bilancio: verranno infatti aggiornate le rendite catastali, tenendo conto del beneficio economico ottenuto da chi ha potuto già concludere la ristrutturazione energetica. Si tratta di quasi mezzo milione di immobili: è l’avvio della riforma del catasto, in cantiere da tempo, e che dovrebbe anche permettere di censire finalmente anche gli “immobili fantasma”
Accise – Rinvio per i carburanti. Più facile vendere i tabacchi
L’attesa misura sulla benzina e il diesel sembra rinviata. Ieri il Consiglio dei ministri ha esaminato un lungo e complicato decreto in materia di energia, che però non conteneva l’annunciato bilanciamento delle accise per i due carburanti di uso comune (benzina e diesel). Nelle varie bozze circolate prima del Consiglio dei ministri, con ben 64 articoli, la misura non c’era. Il bilanciamento – richiesto dall’Europa – dovrebbe realizzarsi con un taglio delle accise statali per la benzina e un rialzo, per il gasolio. Con la sua decisione il governo punta a incoraggiare il consumo di benzina (meno inquinante) e a scoraggiare quello del gasolio (più inquinante). Secondo le indiscrezioni di queste settimane, i camionisti – che usano tantissimo gasolio – non subirebbero impatti dall’aumento delle accise. In loro favore sarebbero confermati gli aiuti fiscali già in vigore sulla base di una direttiva comunitaria del 2003. Sono aiuti che permettono di recuperare, al momento di pagare le tasse, le maggiori spese effetto del ritocco delle accise sul gasolio. È probabile che il governo farà le sue scelte su benzina e gasolio in un imminente decreto a tema fisco oppure lascerà che sia il Parlamento a decidere. Nel decreto all’esame dei ministri ieri – intanto – viene estesa da due a quattro anni l’autorizzazione “a mezzo patentino’’ per la vendita di tabacchi, così da rendere più semplice la vita dei gestori delle rivendite di uno dei principali Monopoli dello Stato.
Banche e spending review – Extraprofitti, ricavi per 3,5 miliardi. Budget dei ministeri ridotti del 5%
In principio furono i «sacrifici di tutti». Nessuno escluso, aveva promesso il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, appena due settimane fa. Alla fine il conto della manovra lo pagano le banche e le assicurazioni, oltre ai ministeri. Agli istituti di credito e alle compagnie assicurative spetterà versare un contributo di 3,5 miliardi, una fetta importante dei circa 30 miliardi (lordi) di coperture della terza legge di bilancio del governo Meloni. Tocca a Giorgetti trattare con l’Abi fino a pochi minuti prima dell’avvio del Consiglio dei ministri: alla fine l’accordo passa da un anticipo sulle Dta (le imposte differite attive) e dalle cosiddette stock options per un totale di tre miliardi. Altri 500 milioni ce li mettono le assicurazioni. Tra le coperture rilevanti, contributi del settore bancario e assicurativo», conferma la nota diramata dal Mef al termine del Cdm. Scorrendo l’elenco dei finanziatori della manovra compaiono i dicasteri: la spending review si fa più pesante del previsto con un taglio lineare del 5% che promette di portare nelle casse dello Stato circa 3 miliardi.
Pagheranno anche gli enti locali, quindi Regioni e Comuni, con circa 1 miliardo. «Misure di revisione ed efficientamento della spesa delle amministrazioni pubbliche». è il titolo che dà forma al perimetro del taglio alla spesa pubblica. Il resto delle coperture ha importi decisamente più contenuti. Un miliardo è atteso dai giochi e un importo di poco superiore dalla revisione delle agevolazioni fiscali. Altri introiti, circa 1-2 miliardi, sono attesi dal concordato preventivo biennale, l’accordo tra il Fisco e le partite Iva che congela tasse e controlli per due anni. Il gettito, però, è ballerino, appeso alle adesioni che scadranno il 31 ottobre. A completare il quadro delle coperture le maggiori entrate (2,2 miliardi) e i circa 4 miliardi del Fondo per l’attuazione della delega fiscale. Insieme allo spazio in deficit (9 miliardi), sono le due voci che non richiedono sacrifici. Tutto il resto sì.