di Mario De Michele

A scanso di equivoci, il “mandato è preciso”. Antonio Misiani è prima di tutto una persona seria. Che poi il destino gli abbia serbato il compito ingrato di commissario del Pd della Campania capita. La politica non è sempre gratificante, anche per uno come il senatore dem, perbene e capace. Per questo Elly Schlein lo ha inviato in missione in una terra difficile. Per i democrat campani è un commissariamento bis. Il precedente era targato Francesco Boccia. Un altro di altissimo profilo, il neo capogruppo del Pd a Palazzo Madama. Proprio l’incarico al Senato ha impedito che fosse di nuovo lui il timoniere del partito regionale. Lui che si è battuto come un forsennato contro i signori delle tessere. Ricorderete la frase-condanna: “In Campania non c’è praticabilità di campo”. Con la vittoria della Schlein alle primarie (Boccia sempre al suo fianco) le zolle del campo campano saranno estirpate e sottoposte a risemina. Svolta radicale. Ecco il “mandato preciso” di Misiani, come lui stesso ha rimarcato ad Agorà su Rai Tre. In cima ai pensieri del senatore c’è Vincenzo De Luca. Non potrebbe essere diversamente. “Parlerò con De Luca, incontrerò il sindaco di Napoli, incontrerò i dirigenti e i militanti del Pd. Io parlo con tutti”, chiarisce però il neo commissario. Il crocevia del cambiamento si trova a un indirizzo politico non facile da raggiungere: “Bisogna intervenire – osserva Misiani – in una situazione in cui durante il congresso si sono verificate cose non accettabili. Questo è il tema”. Un tema che riguarda in primis il caso Caserta. Tesseramento dopato e sconcezze di ogni tipo “finite sui giornali e nei tribunali”. Di Terra di Lavoro si occuperà Susanna Camusso. Per lei compito altrettanto arduo. Non impossibile per una che ha guidato, molto bene, la Cgil. Sfida comunque difficile. Come quella regionale anche la federazione casertana esce da un altro, l’ennesimo, commissariamento. Le sorti del partito erano nelle mani del deputato, già viceministro, Matteo Mauri. Che sfinito dalla guerra a colpi di tessere ingaggiata da Gennaro Oliviero contro Pina Picierno e Stefano Graziano gettò la spugna un attimo prima dell’approvazione della platea degli iscritti. Numeri stomachevoli: 6.800 tesserati. Quasi duemila nelle 48 ore precedenti alla chiusura della campagna adesioni. La senatrice Camusso è il nome migliore possibile per affrontare il caso Caserta. Quando lei e Graziano capeggiavano le liste Pd della circoscrizione Campania 2, Oliviero, dall’alto dello scranno di presidente del consiglio regionale, invitava le sue truppe alla diserzione. L’abbandono delle armi, senza onore, non impedì l’elezione di Camusso e Graziano. Indifferibile la rigenerazione dei dem campani e di quelli di Terra di Lavoro. La ricetta conterrà una sfilza di farmaci per curare la “tesserite” e per rimpicciolire i personaggi ingombranti. De Luca docet. Nel caso di Oliviero sono già spalancate le porte del licenziamento. Imperdonabile il suo comportamento. Per quanto riguarda il governatore è più complicato sbrogliare la matassa. Misiani lo dovrà condurre a miti consigli. Primo ostacolo: terzo mandato. La Schlein ha una posizione cristallina: “Non se ne parla”. Doppia mandata. Il primo ostacolo si interseca con quello delle alleanze alle regionali del 2025. I vertici dem sono già al lavoro per l’accordo con i 5 Stelle. Gli epigoni campani di Conte hanno dato ampia disponibilità all’intesa con un “piccolo” inciso: accantonare Vincenzo De Luca. Ecco la madre di tutte le battaglie per il soldato Misiani. Riuscirà il nostro eroe nell’impresa? Si vedrà. Noi scommettiamo sul senatore. Dopo la risemina del “campo impraticabile” porterà a casa la vittoria. Idem Camusso. Duplice fischio finale. Uno in Campania. L’altro a Caserta.

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