Il Partito Democratico sempre di più lontano dalla gente e sempre di più nel caos. Da Napoli a Caserta non mancano le polemiche e le contrapposizioni, e adesso si sono aggiunte anche le dimissioni del segretario nazionale Zingaretti. “Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da due anni, si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni. Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere. Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni. Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd. Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie. Ciao a tutte e tutti, a presto. Nicola”. Già, a presto. Ma per far che? Perché qualcosa bisogna fare. E di queste ore, infatti, l’attacco del vice presidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, all’indirizzo del segretario del Pd di Napoli Marco Sarracino. “Leggo quanto dichiarato dal segretario metropolitano del Pd dopo la riunione della coalizione. Ne ricavo una evidente e grave scorrettezza politica, nei riguardi di quanto deciso pochi minuti prima e dalle forze chiamate al tavolo di confronto. Partire cioè dalla coalizione vincente alle regionali, definire i punti programmatici per poi aprirsi ad altre forze”. Il riferimento è alla apertura che il segretario Pd avrebbe fatto ad una ipotesi di candidatura a sindaco di Napoli, del presidente della Camera Roberto Fico. E poi c’è Caserta. Del segretario provinciale Emiddio Cimmino non vi è quasi più traccia, ed intanto un apposito comitato sta valutando la possibilità di dare il via al nuovo tesseramento. Nessuna decisione al momento: non si esclude un rinvio al 2022 considerando l’attuale emergenza. Sarebbe questa la posizione del gruppo che si riconosce nel vice sindaco Franco De Michele. Ci sarebbe chi invece spingerebbe non solo per il tesseramento ma anche per andare a congresso. Area che fa riferimento al presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero. A meno che non si raggiunga un accoro al momento non impossibile. Voci insistenti in tal senso già circolano da qualche settimana. Un accordo globale in grado con riferimento anche alle prossime amministrative in programma, molto probabilmente, il prossimo mese di ottobre. Una cosa è certa: necessario che il Pd si dia una mossa. Non ha torto quando il segretario nazionale lamenta il fatto che si parli soltanto di poltrone, certo. Ma c’è una base sempre di più all’oscuro di tutto. E’ questo il vero dramma di un partito nato con e per le primarie. Discutere di poltrone potrebbe anche andar bene: è come se ne parla, dove e, soprattutto, in che modo si arriva alle poltrone a destare sempre più perplessità. E ad una domanda vorremmo rispondessero i vertici del Pd, scusandoci per il gioco di parole: in questo partito il consenso ha ancora un senso?”