Parlare di bufera giudiziaria sarebbe decisamente riduttivo. Su Orta di Atella si sta avvicinando minaccioso un tornado che spazzerà via tutto. O quasi. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli sta ricostruendo pezzo dopo pezzo il puzzle della cementificazione selvaggia che dal 2004 al 2008 ha portato in pratica alla nascita di un’altra città, Orta 2. I pm anticamorra hanno aperto un’inchiesta che nel giro di poco tempo potrebbe fare una volta e per tutte piazza pulita. È in arrivo una raffica di rinvii a giudizio. E sono dietro l’angolo anche possibili misure cautelari per le persone maggiormente coinvolte in un business di circa 10 milioni di euro. Oltre 1440 vani realizzati in un quinquennio. Cifre da capogiro. Che hanno fatto crescere a dismisura le unità abitative e hanno arricchito con fior fior di quattrini (in qualche caso centinaia di migliaia di euro a botta) chi in quegli anni ha fatto parte del “sistema”. Un cerchio magico dalla circonferenza ampia, ampissima. Sulla scrivania dei magistrati della Dda ci sono i nomi di ex ed attuali amministratoli locali, di tecnici comunali e privati, di imprenditori. Un lungo elenco di persone in procinto di finire sul banco degli imputati. Qualcuno rischia ancora di più. Potrebbe trovarsi all’alba davanti alle porte spalancate del carcere. I pm antimafia stanno svolgendo un lavoro meticoloso. Senza trascurare alcun dettaglio. Hanno già ascoltato numerosi tecnici, progettisti e imprenditori. È stato interrogato anche l’ex sindaco Angelo Brancaccio. Tutti, incluso l’ex primo cittadino (è questa potrebbe essere la chiave dell’inchiesta) avrebbero assunto un atteggiamento collaborativo. In sostanza starebbero fornendo riscontri precisi alle indagini della Procura antimafia. Sotto il microscopio degli inquirenti gli anni dal 2004 al 2008 con maggiore attenzione al triennio 2006-2008, anni in cui è stata costruita gran parte di “Orta Nuova”. Pesantissime le ipotesi accusatorie: si va dall’associazione a delinquere, alla truffa, ai reati edilizi e contro la pubblica amministrazione (peculato, concussione, abuso d’ufficio). Il tutto condito dall’aggravante dell’art. 7, cioè si tratterebbe di reati commessi anche per favorire i clan. Aggravante che, qualora confermata, toglierebbe alla cricca la possibilità di aggrapparsi al salvagente della prescrizione. Come già detto, nei guai potrebbero finire decine di persone. Si profila una sorta di maxi-processo per fare finalmente luce sulle tante ombre sulla nascita di Orta 2. Tecnici e progettisti privati avrebbero, tra l’altro, attestato certificazioni e perizie giurate false. I tecnici comunali invece sono nel mirino per una lunga sfilza di reati contro la pubblica amministrazione. Occhi puntati in particolare sugli allora amministratori locali (qualcuno è ancora in carica?). La Dda ipotizza che abbiano utilizzato tecnici-prestanome per beneficiare di progettazioni pagate a vagonate di soldi, da centomila a trecento mila euro a botta. Di alcune teste di legno si sarebbero avvalse anche le massime cariche istituzionali dei consigli comunali dell’epoca. Negli ultimi giorni le indagini dei pm anticamorra si sono intensificate. Non è escluso che le numerose perquisizioni e acquisizioni di atti sia al Comune che in studi privati siano scattate per mettere assieme altri tasselli dell’inchiesta. Il tornado sta per arrivare. E farà piazza pulita.

Mario De Michele

 

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