ACERRA – Erano accusati dell’omicidio colposo di 88 operai che si ammalarono di tumore a causa dell’amianto, sono stati condannati per un unico caso: così si è concluso il processo per i veleni della Montefibre di Acerra. A sette degli otto imputati il giudice monocratico Daniela Critelli ha inflitto un anno e otto mesi, pena sospesa, per la morte del solo Francesco Capretto; li ha invece assolti per gli altri 87 casi. Il giudice però ha riconosciuto il danno esistenziale agli operai sopravvissuti.
Si è concluso con una raffica di assoluzioni il processo per i veleni della Montefibre di Acerra: due le prescrizioni, per i restanti 85 decessi il fatto non sussiste. Tutti gli otto imputati sono poi stati assolti dall’accusa di disastro colposo. Montefibre è stata condannata a risarcire in solido con gli imputati. I condannati sono gli ex dirigenti Giovanni Elefante, Luigi Patron, Roberto Paolantoni, Gennaro Ferrentino e Giuseppe Starace e i medici aziendali Ottavio Bolchini e Roberto Sparano; assolto da tutti i reati l’ex dirigente Raffaele Grieco, assistito dagli avvocati Stefano Montone e Mario Zanchetti. I familiari di Francesco Capretto erano assistiti dagli avvocati Alfredo Sorge, Dario Bosco e Alba D’Antonio. Secondo l’impostazione accusatoria, gli imputati non avevano assunto, ognuno per le rispettive responsabilità, misure idonee ad evitare l’esposizione degli operai alle micidiali polveri di amianto. Esposizione avvenuta fino al giugno del 2004, anno in cui la Montefibre – la principale società mondiale nella produzione e vendita di fibre acriliche e poliestere – ha cessato ogni attività nel comune di Acerra. Il processo ha avuto un iter tormentato: da qui le numerose prescrizioni. Il rinvio a giudizio era stato disposto nell’aprile del 2006.