“La mia quota! Tu devi portare 35”: è il passaggio di una delle intercettazioni inserite negli atti dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere su presunti episodi di corruzione per l’assegnazione di alcuni appalti in due caserme dell’Esercito Italiano, nel Casertano, che oggi ha portato in carcere due alti ufficiali e un imprenditore di Casal di Principe. Quel “35”, secondo gli inquirenti, è il riferimento ai 35mila euro di tangente che l’imprenditore Caprio doveva versare al tenente colonnello Gaetano Mautone. La conversazione risale all’agosto 2014, pochi giorni dopo l’aggiudicazione dei lavori da oltre 122mila euro alla caserma di Capua. “Non dobbiamo fare tarantelle – dice ancora Mautone a Caprio in una delle numerose telefonate intercettate nel 2014 e inserite nell’ordinanza di arresto emessa dal gip Giuseppe Meccariello – è un’organizzazione nostra che loro all’inizio non devono vedere che è un mercato”. L’ufficiale, che presiedeva la commissione dell’Esercito che ha affidato gli appalti, lamenta con Caprio il ritardo nel pagamento di una tangente, minacciando l’imprenditore di non concedergli altri appalti. “Ricordatelo! Cose che non fanno gli altri, cose che gli altri non fanno; il problema è che se uno dice che è tra 15 giorni, deve essere sicuro, altrimenti continui a fare figure di merda”; “dopo domani tutti gli arretrati”, lo rassicura l’imprenditore. Il 14 ottobre 2014, ancora Mautone, parla con l’imprenditore: “Devi portare nove perché tre sono i miei – gli dice – li devi portare a me ed io provvedo a Crisileo (l’altro ufficiale arrestato, ndr)”. “Capua grande è”, afferma Caprio; per gli inquirenti i due stanno parlando del secondo appalto alla caserma di Capua, più “grande” del primo – la base d’asta era di oltre 409mila euro – affidato all’imprenditore dietro il pagamento di una seconda tangente da 9mila euro.

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