9 arresti a Santa Maria Capua Vetere per corruzione e turbativa d’asta. Le indagini , in particolare, hanno fatto luce sulla gestione degli appalti da parte del Comune di Santa Maria Capua Vetere , evidenziando i legami del pro tempore sindaco,  Biagio Di Muro, e di altri esponenti apicali di detta Amministrazione comunale con il clan dei “casalesi”, con specifico riguardo alla fazione capeggiata dalla famiglia di Michele Zagaria. In tale ambito, l’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla procedura ad evidenza pubblica afferente la progettazione e esecuzione dei lavori del “Palazzo Teti Maffuccini” di Santa Maria Capua Vetere , già confiscato negli anni ’90 al padre del citato Di Muro, storico vice-sindaco del comune sammaritano. Il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto la sussistenza di un illecito accordo che ha visto nel ruolo di corruttori l’ing. LA REGINA Guglielmo – rappresentante legale della “ARCHICONS S.r.l.”, società che si è occupata della progettazione dei lavori in argomento – e Marco Cascella, rappresentante legale della “LANDE S.r.l.”, che si è aggiudicata il relativo appalto del valore di oltre 2 milioni di euro. I beneficiari delle “tangenti” elargite da questi imprenditori sono stati il predetto sindaco Di Muro e alcuni componenti della Commissione di gara all’uopo nominata (in specie, il R.U.P. della gara Roberto Di Tommaso e il prof. Vincenzo Manocchio), che hanno favorito le aziende corruttrici mediante l’attribuzione del necessario punteggio tecnico nelle procedure di gara. La “mazzetta” corrisposta, per un valore al momento accertato di 70 mila euro, è stata contabilmente giustificata dall’emissione di fatture relative ad operazioni oggettivamente inesistenti da parte di aziende compiacenti, facenti capo al dottore commercialista Raffaele Capasso (consulente fiscale ed amico del nominato ing. La Regina), e all’ing. Vincenzo Fioretto. Quest’ultimo soggetto è risultato particolarmente legato a Alessandro Zagaria che ha beneficiato di una parte del compenso corruttivo in quanto anello di congiunzione tra i pubblici funzionari corrotti e il clan dei “casalesi” – e alla “faccendiera” Loredana Di Giovanni, i quali hanno ricoperto un ruolo di fondamentale intermedi azione nell’ambito dell’illecita dazione di denaro.

 

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