NAPOLI – «E’ un bene che in tanti si stringano attorno all’esperienza della Nuova Cucina Organizzata mostrando la dovuta solidarietà, ma l’impressione è che ci sia una tendenza generale della politica e istituzioni a piangere lacrime di coccodrillo senza intervenire per tempo e con le azioni dovute»

lo afferma in una nota il Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati Antonio Amato ritornando sulla vicenda degli spari contro il portone della NCO a San Cipriano d’Aversa «Ben venga anche una più stretta sorveglianza delle forze dell’ordine su luoghi sensibili come i beni confiscati, ma la verità è che l’unica tutela possibile è la piena restituzione di questi luoghi alla collettività. E a fronte di azioni meritorie di associazioni e cooperative come il Comitato Don Peppe Diana e la rete di Facciamo un pacco alla camorra, in realtà le istituzioni continuano a fare poco e male. Sui beni confiscati la giunta regionale continua ad essere colpevolmente latitante. Ancora non si attua quanto previsto dalla legge regionale 7 dell’aprile scorso, e quando timidamente si inizia a farlo, lo si fa pure male. E’ il caso del bando per il sostegno a progetti di riutilizzo. Dopo 8 mesi» afferma Amato «hanno finalmente deliberato un atto di indirizzo per individuare i criteri per il bando pubblico con cui assegnare i 250 mila euro previsti. Poi però nello stesso atto stravolgono quanto previsto dalla normativa, spariscono tra i diretti beneficiari quanti, come previsto dalla legge, gestiscono i beni confiscati avendoli avuti in concessione, nonché associazioni, enti e cooperative che realizzano manifestazioni per valorizzarli. Restano solo enti locali e i loro consorzi cui sono stati trasferiti i beni confiscati e che devono anche partecipare al finanziamento dei progetti con risorse proprie non inferiori al 10%. Decisioni insensate» continua Amato «che stravolgono la volontà del legislatore che voleva aiutare, innanzitutto, quanti, come i ragazzi della rete NCO, direttamente e quotidianamente mettono a rischio la propria stessa incolumità su questi beni. E che fine hanno fatto l’osservatorio regionale e l’ufficio dedicato alle aziende? E le premialità da inserire nei bandi regionali per progetti da realizzarsi sui beni confiscati? Non voglio sterilmente polemizzare» conclude il Presidente Amato «ma richiamare tutti gli attori istituzionali, la regione, le province, i comuni, alle proprie precise responsabilità. A dare la solidarietà con un comunicato basta poco, piuttosto lavoriamo per realizzare le condizioni necessarie perché sui beni confiscati non ci siano eroi ma intere comunità che proprio nel loro riutilizzo possono trovare nuove occasioni per uno sviluppo sostenibile e inclusivo. E’ questa l’unica vera risposta alla camorra»

 

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