Tra il 2002 e il 2014 hanno sottoposto a “tassazione parallela”, cioè a tangenti, numerosi imprenditori del Casertano, riuscendo anche dal carcere a comunicare con gli estorsori attraverso dei pizzini, uno dei quali è stato sequestrato dai carabinieri. E’ quanto emerso dall’indagine della Dda di Napoli che oggi ha portato all’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere, per i reati di estorsione aggravata e associazione di stampo camorristico, nei confronti di esponenti delle fazione Zagaria e Bidognetti del clan dei Casalesi. Almeno 18 le estorsioni compiute accertate, 4 le tentate estorsioni. Solo due gli indagati che stanotte, quando è scattata l’operazione dei carabinieri, erano in libertà: si tratta di Mario Migliozzi, di 57 anni, e Annibale Tummolo di 48 anni. Entrambi operavano nel Comune di Cancello Arnone (Caserta). Gli altri indagati sono invece già detenuti da tempo; tra questi ci sono gli esponenti di primo piano del clan, Nicola Alfiero e Vincenzo Della Corte. Uno degli indagati, Giovanni Nicolò, nonostante fosse in cella, riusciva a comunicare all’esterno con Tummolo attraverso dei pizzini che consegnava alla moglie durante i colloqui in carcere. Uno dei bigliettini è stato sequestrato dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe: sopra c’erano scritti i nomi degli imprenditori che avevano denunciato e che bisognava far ritrattare, con l’invito all’estorsore a provvedere alla moglie. Qualche imprenditore si è presentato spontaneamente ai carabinieri, altri hanno ammesso di aver pagato per anni la tangente solo dopo essere stati messi di fronte ad intercettazioni e ad altre prove del pagamento. Dalle indagini è emerso che gli imprenditori avrebbero pagato somme tra i 2000 e i 5000 euro alle “canoniche” scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto ed ogni volta che si aggiudicavano una gara d’appalto.