Dal gruppo “scissionista” dei Di Grazia, agli “Scusuti”, fino agli altri clan di camorra non casertani che operavano nei territori di Carinaro, Gricignano, Succivo e Orta di Atella. Nell’ambito del processo sulla Gmc (clicca qui) il pentito Nicola Schiavone disegna il quadro criminale degli anni durante i quali era al vertice dei Casalesi. Risponde alle domande del pm Alessandro D’Alessio che lo interroga per ricostruire la vicenda della multiservizi dei fratelli Michele e Sergio Orsi, società che fu costituita a Gricignano, Orta di Atella e San Cipriano d’Aversa. Michele Orsi fu ucciso dal gruppo Setola nel giugno 2008. Sergio Orsi è stato condannato col rito abbreviato proprio nel procedimento sulla Gmc. Gli altri imputati sono Andrea Lettieri e Angelo Brancaccio, rispettivamente ex sindaci di Gricignano e Orta. Entro la fine dell’anno si concluderà il primo grado del processo. Lettieri è accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Brancaccio di corruzione aggravata per aver favorito il clan.
Per fare luce sull’operazione, che secondo l’accusa fu politico-camorristica, il pm D’Alessio ha chiesto al figlio del superboss Francesco Schiavone Sandokan di descrivere la geografia mafiosa della metà degli anni 2000. Schiavone jr definisce i Di Grazia “scissionisti” inizialmente contrapposti ai Casalesi. Una contrapposizione che provocò una lunga scia di sangue. Dopo la guerra vinta dal gruppo di Sandokan i Casalesi concessero ai Di Grazia di operare nel settore della droga e di “chiudere qualche lavoro e qualche estorsione”. Ma il tutto sempre sotto la supervisione di Lello Letizia, legatissimo a Nicola Schiavone, di Giuseppe Misso, killer di “fiducia” del clan pentitosi nel 2016, e soprattutto di Giuseppe Russo “o’ Padrino” (nella foto a destra). All’epoca un ruolo di primo piano nella cosca lo svolgeva anche Nicola Panaro, poi divenuto collaboratore di giustizia dopo una lunga latitanza dorata. Dopo l’arresto di Francesco Schiavone “Cicciariello”, furono proprio Panaro e Misso, assieme al figlio di Sandokan, a reggere il clan dei Casalesi, gruppo Schiavone.
Dalle dichiarazioni di Nicola Schiavone emerge che i Di Grazia, che intanto avevano instaurato un rapporto di “vicinato” con gli Schiavone, erano più presenti a Carinaro. Mentre a Gricignano e Succivo i Casalesi erano “rappresentati” dagli Autiero, detti gli “Scusuti”. Poi il territorio succivese fu assegnato ai coniugi Salvatore Mundo, alias “o’ Mister” e alla moglie Maria Grazia Lucariello (entrambi detenuti), sorella di Orlando Lucariello, tra i pentiti chiave del processo per 416 bis che in Appello si è concluso con la condanna a 6 anni e 8 mesi ai danni di Brancaccio. Ma la zona atellana non era solo nelle mani dei Casalesi. Nicola Schiavone infatti svela al pm D’Alessio che in quella vasta area agivano anche altri clan. Nell’inchiesta sul boom edilizio ad Orta di Atella è venuto a galla il ruolo dei Mallardo di Giugliano. Cosca che aveva siglato un patto di non belligeranza con i Casalesi.
Torniamo alla Gmc. Dall’ordinanza emerge che Lettieri avrebbe stretto un accordo proprio con l’ex boss Paolo Di Grazia, oggi collaboratore di giustizia, per la creazione della società a maggioranza pubblica al fine di avere una percentuale sulle tonnellate di rifiuti raccolti. Di Grazia riferisce di un incontro con l’allora sindaco in un garage. I contatti tra i due poi sarebbero avvenuti attraverso Riccardo Di Grazia, fratello del capoclan Paolo. Quest’ultimo ha anche dichiarato agli inquirenti di aver sostenuto Lettieri alle elezioni provinciali del 2005. L’allora sindaco di Gricignano fu eletto e nominato assessore al Personale e ai Lavori pubblici dal presidente Sandro De Franciscis. Nel caso specifico Paolo Di Grazia commette un errore a dir poco grossolano. Sostiene che il suo gruppo criminale appoggiò Lettieri nel collegio elettorale Carinaro-Gricignano-Succivo. Invece il collegio non comprendeva Carinaro. Era infatti formato dai Comuni di Gricignano, Succivo e Cesa. Evidentemente Di Grazia era più esperto di crimini che di politica.
Mario De Michele