Luigi Capasso ci pensava da giorni, forse da mesi. Non lo sapremo mai. Ha spento in un attimo la vita delle sue due figlie e, con un colpo di pistola rivolto a se stesso, ci ha privato della possibilità di avere delle risposte. Forse l’idea di sterminare la sua famiglia aveva cominciato a farsi strada nella sua mente già lo scorso settembre quando la moglie, Antonietta Gargiulo, dopo che lui l’aveva aggredita e minacciata fuori dal posto di lavoro, davanti ai colleghi e, in seguito, a casa davanti alle figlie, aveva deciso di presentare un esposto contro di lui presso la Questura di Latina. Lui quell’atto di coraggio non glielo aveva mai perdonato. Il fatto che sua moglie avesse cercato sostegno nella Polizia era stato per lui un affronto troppo grande. Un tarlo che lo rodeva piano mentre la rabbia cresceva. Un odio che lievitava. La sua è stata un’azione premeditata. Nessun raptus, nessun gesto impulsivo, nessuno scatto d’ira che gli abbia annebbiato la mente. Aveva deciso di uccidere la moglie e le figlie. Aveva deciso di cancellare la sua famiglia. Non doveva rimanere traccia dell’amore che era stato. Lo hanno capito i carabinieri quando sono riusciti ad entrare in casa, dopo 9 ore di trattative e dopo quel colpo che Luigi Capasso si è sparato in bocca, nella camera da letto dove giaceva priva di vita la sua figlia più piccola che lui stesso aveva ucciso diverse ore prima. Nell’abitazione i militari hanno ritrovato una busta di carta grande. All’interno il carabiniere aveva riposto altre cinque buste più piccole ognuna delle quali era indirizzata ad uno dei suoi famigliari. In queste missive l’uomo si è rivolto ai genitori ed ai suoi fratelli. Alla madre ed al padre lui ha spiegato le ragioni del suo gesto. Gli esposti della moglie e la sua chiamata al 113 lo scorso gennaio sono stati la causa scatenante del suo odio e della sua scelta omicida e suicida. Ma Capasso non si è limitato a spiegare ai suoi cari il perché dello sterminio della sua famiglia. Ha dato indicazioni in merito alla gestione di tutte le questioni che sarebbero rimaste in sospeso con la sua morte. Aveva pianificato tutto così alla perfezione che nelle buste sono persino stati ritrovati degli assegni. Si tratta di alcuni lasciti per i fratelli. Aveva deciso che ad ognuno di loro spettasse una parte del denaro che ancora aveva a disposizione. Ma la cosa più agghiacciante è che, in una busta, è stato ritrovato un assegno da 10.000 euro che il carabiniere omicida aveva destinato al pagamento dei funerali per se stesso, per le bimbe e per la moglie. Ha lasciato disposizioni in merito al fratello chiedendo che venissero utilizzati quei soldi per le esequie.