Ucciso per un grammo di cocaina. Questo è quanto voleva il giovane americano Elder Lee Finnegan per restituire lo zaino strappato al pusher e per questo ha ucciso Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere dei carabinieri di 35 anni di Somma Vesuviana che è intervenuto in borghese dopo l’incontro fissato dai giovani americani con il pusher giovedì notte nel pieno centro della Capitale, a pochi metri dalla Suprema Corte di Cassazione. «Sono stato io ad uccidere il carabiniere». Ha confessato ieri sera il turista ventenne statunitense Elder Lee Finnegan di aver colpito con otto coltellate alle spalle, all’addome, alla schiena e al cuore Mario Cerciello Rega, carabiniere, 35 anni, di Somma Vesuviana. Il militare da anni in servizio alla Stazione di Piazza Farnese, a Roma, ha urlato, ha provato a parare i colpi che all’impazzata il ragazzo gli ha inferto giovedì notte nel pieno centro della Capitale, a pochi metri dalla Suprema Corte di Cassazione, senza riuscire tuttavia a schivarli. Neanche la corsa disperata in ospedale e l’intervento tempestivo dei sanitari sono riusciti a salvargli la vita.
Trovato un coltello sporco di sangue nella stanza dell’hotel. Trovati nella stanza dell’albergo dove sono stati rintracciati i due ragazzi americani fermati per la morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega un coltello di notevoli dimensioni sporco di sangue, nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l’aggressione. I due giovani americani fermati per omicidio in concorso. Sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto per tentata estorsione e omicidio aggravato in concorso i due giovani americani fermati ieri sera per la morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Si tratta di due 19enni statunitensi turisti nella Capitale. Ora si trovano a Regina Coeli a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Si tratta di Lee Elder Finnegan di 19 anni e Gabriel Christian Natale Hjorth di 18 anni, entrambi californiani e in vacanza nella Capitale. Sono stati rintracciati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma all’interno di un albergo romano già pronti per lasciare il territorio nazionale. Nella notte i carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito nei loro confronti un decreto di fermo emesso dalla locale Procura di Roma per omicidio aggravato in concorso e tentata estorsione. Entrambi i giovani americani hanno confessato. I presunti assassini del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega sono Gabriel Christian Natale Hjorth ed Lee Elder Finnegan. Ne sono convinti i magistrati e i carabinieri che a tempo di record avrebbero risolto il caso.
I due giovani hanno 19 anni uno e 20 l’altro e sono cittadini americani. Sarebbero stati loro, secondo il decreto di fermo firmato dal pubblico ministero Maria Sabina Calabretta e dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, i responsabili della morte del militare 35enne colpito con numerose coltellate la notte tra il 25 e 26 luglio scorsi in pieno centro. La ricostruzione della storia è minuziosa. Le imputazioni per entrambi sono omicidio e tentata estorsione perché dopo essersi impossessati di uno zainetto di proprietà di Sergio Brugiatelli, «con la minaccia di non restituire altrimenti quanto sottratto, contattati telefonicamente, formulavano una richiesta di una ricompensa di 100 euro ed un grammo di cocaina». Secondo la ricostruzione della Procura, dopo aver stabilito un appuntamento in zona Prati per la riconsegna dello zainetto rubato, «raggiunto il luogo concordato e avvicinatisi i due carabinieri Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale in borghese allertati dal Brugiatelli, nonostante i due militari si fossero qualificati come appartenenti all’Arma dei Carabinieri, dapprima ingaggiavano una colluttazione rispettivamente il Cerciello con Elder e il Varriale Andrea con Natale Hjorth» dopodiché Elder – si legge ancora nel decreto – colpiva con «numerosi fendenti il Cerciello» colpendolo «in zone vitali» tanto che a seguito dei fendenti inferti «il carabiniere Cerciello decedeva presso il pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito».
Dopo l’aggressione entrambi i responsabili scappavano «incuranti delle condizioni del Cerciello, esanimè. Gli indizi di colpevolezza, raccolti dai carabinieri sono ‘gravi e concordantì e si avvalgono di numerose testimonianze. Nel decreto di fermo per i due cittadini americani di cui l’Adnkronos ha preso visione, decisive si sono rivelate le dichiarazioni del derubato del borsello Sergio Brugiatelli (agli arresti domiciliari, ndr) la relazione del carabiniere sopravvissuto, i ricordi del portiere d’albergo dove la coppia alloggiava e, soprattutto, le dichiarazioni del facchino dello stesso hotel presente ‘intorno alle 2,45 presso tale struttura’ che ha decritto ‘l’abbigliamento di uno dei ragazzi e il passo veloce col quale è entrato nell’albergo’.
Ulteriori riscontri alla tesi della Procura arrivano da ‘esiti certi delle ricognizioni fotografiche (il riconoscimento dei volti in fotografia dei due americani, ndr) opera sia del carabiniere Varriale, del derubato Sergio Brugiatelli e di altrì. Ma ad incastrare i due ragazzi statunitensi ‘numerosi oggetti di assoluto interesse investigativo’ sia nella stanza dell’hotel in Prati ‘dove è stata rinvenuta l’armà sia ‘nelle vicinanze della scena del delitto dove all’esterno dell’albergo è stato ritrovato lo zainetto oggetto di furto ai danni del Brugiatelli occultati in una fioriera nei pressi e riconosciuto proprio da Brugiatellì. Ma c’è di più. Sfogliando il decreto di fermo si scopre che i due ragazzi vengono incastrati dalle telecamere non durante i fatti dell’omicidio ma nella fase preliminare, ovvero in piazza Mastai dove è avvenuto il furto e nell’hotel di Prtati dove i due vengono visti entrare e uscire nell’ora del delitto. Anche il riscontro dei tabulati e delle celle telefoniche sugli apparecchi cellulari per la procura aggrava la posizione di Elder e di Natale.