La Direzione investigativa antimafia di Napoli sta completando l’esecuzione di un sequestro di beni, per 13 milioni di euro, riconducibili all’ex responsabile dell’Ufficio tecnico comunale di Casal di Principe (Caserta), ing. Nicola Di Caterino, amministratore di fatto della Vian srl, coinvolto, rileva la Dia, nelle vicende che ruotano intorno alla realizzazione del centro commerciale ‘Il Principe’ (mai edificato) a Madonna di Briano, frazione di Casal di Principe. L’azione rientra nella strategia investigativa per aggredire i beni della camorra. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta del procuratore della Repubblica di Napoli e del direttore della Dia. Di Caterino, evidenzia la Direzione investigativa antimafia, è coinvolto anche nelle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale del maggio 2007. Le aziende sequestrate sono la Vian srl, società edile, la Cas.Rib srl, società di costruzioni e commercio immobiliare; nel provvedimento di sequestro anche 3 automezzi; 6 conti correnti. L’intervento scaturisce da precedenti indagini svolte dalla Dia, con il coordinamento della Dda, conclusesi con l’esecuzione di un’ordinanza cautelare per 57 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzione o concussioni elettorali, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio, reimpiego di capitali di illecita provenienza ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan dei ”casalesi”.

L’attività aveva permesso di svelare gli intrecci tra il ceto politico di Casal di Principe e l’ala militare e imprenditoriale dal clan, fazione Schiavone e Bidognetti. L’ing. Nicola di Caterino, ”nell’ambito della citata indagine era emerso – scrive in una nota il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – quale concorrente esterno all’organizzazione camorristica perchè, in qualità di imprenditore e faccendiere, aveva fornito un contributo stabile nel settore dell’acquisizione e gestione degli appalti, nonchè nelle forniture e, più in generale, nelle attività di reinvestimento del sodalizio”. L’indagine aveva fatto emergere che l’operazione relativa alla costruzione del mega centro commerciale aveva goduto del favore di esponenti politici di rilievo locale e nazionale (proprio grazie all’ingegnere di Caterino) che per la realizzazione della struttura avevano previsto un investimento pari a circa 43 milioni di euro a carico degli imprenditori coinvolti nell’operazione. L’ingegnere – secondo quanto emerso – grazie alle sue amicizie ed alla parentela con il sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, aveva stabilito ”un valido contatto con politici di livello nazionale” ed ”aveva dimostrato, in qualità di titolare di fatto dell’intero progetto, che gli interessi diretti nella realizzazione dell’opera erano riconducibili al clan dei ‘casalesi”’. Il collegamento con il clan era avvenuto tramite l’ing. Nicola Di Caterino ed i cognati Cipriano Cristiano e Luigi Corvino, che, dopo le consultazioni del maggio 2007, ”la cui legittimità era risultata gravemente inficiata da una serie di brogli organizzati su larga scala, erano stati nominati sindaco e consigliere comunale di Casal di Principe, riportando – evidenzia il procuratore – un’ampia affermazione elettorale alla quale significativamente aveva contribuito la leva rappresentata dalla promessa di posti di lavoro, apparsa tanto più credibile alla pubblica opinione dal fittizio avvio del cantiere, reso possibile dall’impiego di fondi concessi ad imprenditori frusinati da esponenti della criminalità locale a tassi usurari”. A regime il solo centro commerciale avrebbe occupato, nelle previsioni, 476 unità lavorative.

 

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