I bimbi di Scampia seduti accanto al Papa sul palco, dopo un selfie con l’ospite. Le suore di clausura che invadono l’altare del duomo, per salutare Bergoglio. La papamobile che si ferma perché Francesco vuole baciare un bimbo malato, l’incoraggiamento al lavoro del parroco della Terra dei Fuochi. Istantanee di una giornata colma di colori e calore, in cui il feeling tra Napoli e il Pontefice si manifesta in un’infinità di volti e di abbracci, molti dei quali – come è abitudine del Papa argentino – fuori da programmi e protocolli. La previsione della Curia – tre milioni di persone coinvolte nei diversi appuntamenti o lungo i percorsi – sembra realizzata. “Giornata straordinaria”, sintetizza il sindaco Luigi de Magistris dopo aver offerto all’ospite le chiavi della città. La lunga e impegnativa visita comincia con dieci minuti di anticipo sul previsto a Pompei, dove il Papa – racconta il sindaco Nando Uliano – si “scusa” con il primo cittadino per il “tanto lavoro” provocato dalla sua presenza. Poi Napoli: prima tappa a Scampia, il quartiere delle Vele e di Gomorra, che a Bergoglio presenta le sue energie migliori e che, per l’occasione, è stato rimesso a lucido. “Hanno pulito persino i tombini, erano 15 anni che non succedeva”, dice la gente. I bambini infrangono le barriere, il Papa sorride e li invita a sedere con lui. Tra le associazioni c’è una delegazione dell’Arcigay di Napoli: “La nostra presenza è una breccia nella via del dialogo”, dice il presidente Antonello Sannino. La tappa in carcere dura quasi il doppio del previsto: il Papa stringe la mano di tutti i 120 detenuti, tra cui tredici transessuali, sorteggiati per partecipare al pranzo con lui. Entrando a Poggioreale Francesco risponde con un sorriso alla domanda ‘le piace Napoli’? “Sì, molto”. E l’affetto è ricambiato senza riserve: cori da stadio, “Francesco sei uno di noi”, applausi e un mare di folla lungo i chilometri di strade transennate percorsi in città dalla papamobile. Gli anatemi di Bergoglio contro camorra, corruzione e lavoro nero lasciano il segno: “Ha parlato al cuore di Napoli e della Campania. Per tutti è un richiamo alla responsabilità, insieme dobbiamo fortificare e costruire la speranza”, commenta il governatore Stefano Caldoro. “Ha detto parole chiare e nette contro la corruzione, la sopraffazione e il male – ricorda de Magistris – ma ha anche incoraggiato chi lotta per la giustizia e non si rassegna”. In cattedrale le religiose di clausura, autorizzate a uscire dal convento, invadono gioiosamente l’altare per stringersi intorno a Bergoglio mentre il cardinale Crescenzio Sepe scherza in dialetto. A suggellare la festa, il sangue di San Gennaro si scioglie: a metà, ma nelle precedenti visite di Ratzinger, nel 2007, e di Wojtyla, nel 1990, non era accaduto. In cattedrale Francesco si ferma accanto a don Maurizio Patriciello, il parroco simbolo della lotta contro i roghi tossici che ammazzano persone e speranza, e lo incoraggia ad andare avanti. Ad attendere il Papa per l’ultimo incontro, davanti al mare, sono almeno in 100mila. Francesco lascia la città ripetendo “A Maronna v’accumpagna”: un pizzaiolo rincorre la papamobile per consegnare al volo nelle mani del Papa l’ultimo dono, una Margherita appena sfornata. Si chiude una giornata memorabile, in cui Napoli ha mostrato il suo volto migliore. Da domani tutto torna come prima. Da dopodomani, si vedrà.
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