Più passa il tempo e più si infittisce il mistero che avvolge il caso della morte di Rosa Trapani, la donna di 67 anni trovata morta in casa un mese fa, nel suo piccolo ma dignitoso appartamentino di via San Giuseppe Calasanzio, in zona Duchesca. Tante, ancora, le zone d’ombra che avvolgono il caso sul quale indaga la Procura della Repubblica di Napoli. L’ipotesi di reato è omicidio volontario, procedimento ancora iscritto a carico di persone da identificare. L’indagine della magistratura c’è ed è serrata. Ma non si può tuttavia non rimarcare come alcuni particolari di evidenza lampante possano essere sfuggiti a chi si sarebbe dovuto rendere conto nella immediatezza dell’intervento dei due «fori» nel torace della povera signora: colpi inferti da qualcosa che ricorda un punteruolo, o un paio di forbici; tutto questo – ricordiamolo – in aggiunta alla comparsa di ampie chiazze di sangue (la circostanza viene riferita dai due fratelli della donna che ne scoprirono il cadavere) ben visibili su lenzuola e materasso del letto. Questa presunta svista è alla base di tutto ciò che ne consegue. Perché, una volta scoperto il cadavere (intorno alle ore 11 del 15 gennaio scorso), l’intervento del medico legale avviene solo nel pomeriggio, intorno alle 17.

A quel punto i militari intervenuti immediatamente sul luogo del delitto non hanno alcun elemento utile a qualificare il decesso come «morte violenta»; il parere del medico legale li induce dunque, una volta ottenuto il via libera del magistrato di turno, ad autorizzare la rimozione della salma da parte della polizia mortuaria in attesa dell’autopsia, che si svolgerà presso l’Istituto di Medicina legale del Secondo Policlinico tre giorni dopo, il 18. Per questo motivo non vengono apposti i sigilli all’appartamento; e per questo mancheranno le investigazioni scientifiche, che sarebbero potute risultare fondamentali anche nella ricerca di un dna dell’assassino. Intanto i familiari della signora Rosa Trapani non riescono a darsi pace. Qualcuno, nelle ore successive alla scoperta del cadavere, ha anche gettato via quel materasso sporco, che pure avrebbe potuto contenere particolari utili alle indagini.

Ad assistere la famiglia della vittima – che era nubile e viveva da sola – è l’avvocato Carmine Gatto: il quale, però, non ha avuto la possibilità di partecipare a quell’atto irripetibile che è stato l’esame autoptico sul cadavere, dal momento che l’incarico di rappresentare quale parte offesa i fratelli della donna gli è stato conferito solo a inizio febbraio. Come ha fatto a entrare in casa l’assassino? Contrariamente a quanto si era appreso in un primo momento, la porta di casa – che non presentava segni d’effrazione – era chiusa a chiave con due mandate dall’interno. Finestre e balconi non risultavano forzati. Perché sul terrazzino c’erano delle boccettine di vetro rotte? Che cosa mancava in casa? I familiari confermano che nulla era in disordine e niente di valore mancava, tranne due anelli che la signora indossava abitualmente. Si infittisce il giallo sulla morte di Rosa Trapani.


 

 

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