Va bene che ad Orta di Atella quando si tratta di politici e amministratori locali la situazione è grave ma non è seria come direbbe Flaiano. Però anche alla poca serietà bisogna porre dei limiti. Altrimenti saltano le più elementari regole civili oltre che politiche. A pochi giorni dal pentimento di Nicola Schiavone, figlio del capo dei Casalesi Francesco Schiavone “Sandokan”, il consiglio comunale di Orta di Atella ha eletto ieri come presidente dell’assise Nando D’Ambrosio “Colombina” (per i suoi abiti sempre sgargianti). Cosa c’entra vi starete chiedendo? C’entra, eccome. Lo zio dell’avvocato “incidentato”, number one nelle consulenze per sinistri stradali (guadagna auto piene di soldi), è accusato da un ex boss dei Casalesi di essere stato negli anni del boom edilizio “prestanome” proprio di Nicola Schiavone. Il parente stretto , fratello della madre, del neo “capo” del civico consesso è Pasquale Garofalo (nella foto in tight nero con papillon). Il collaboratore di giustizia che lo accusa illustrando ai pm della Dda di Napoli, fatti, luoghi e circostanze è Luigi D’Ambrosio. Uno dei pentiti che ha consentito l’arresto di Angelo Brancaccio e alla sua condanna in primo grado a 8 anni di reclusione per legami con il clan dei Casalesi e quello dei Mallardo di Giugliano. Il pentito in riferimento agli appalti pubblici negli anni 2006-2008 chiama in causa con dovizia di particolari lo zio del neo presidente del consiglio comunale Nando D’Ambrosio. “… Grazie ai suoi rapporti con il Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, la ditta di Pasquale Garofalo aveva ottenuto uno “sconto” sul pizzo. Il prezzo di “favore” ammontava al 4% sul totale dei lavori”. A corredo delle sue rivelazioni il collaboratore di giustizia riferisce agli inquirenti che Garofalo gli raccontò nel 2010 che “si stava separando dalla moglie”. Chi era (si sono effettivamente separati) la moglie di Garofalo? Carmela Capuano, già assessore della giunta guidata da Angelo Brancaccio, considerato ai tempi del sacco della città il capo della Cupola politico-affaristica che ha prodotto “Orta 2”. Sia lo zio Pasquale Garofalo che la zia Carmela Capuano hanno appoggiato alle ultime comunali Nando D’Ambrosio. Basta chiedere in giro.
Quando parla del ruolo di Garofalo il pentito dei Casalesi Luigi D’Ambrosio sottolinea che la ditta dello zio dell’esponente di Campania Libera (ancora per poco) “ha costruito diversi immobili in Orta di Atella grazie ai contatti e ai soldi che forniva Nicola Schiavone”. E poi c’è l’accusa più pesante. “Del resto Pasquale Garofalo figurava come prestanome di Nicola Schiavone. Spesso si incontrava sui cantieri con Carmine Iovine e lui stesso mi diceva che “Nicola era forte”. Ricordo tra l’altro – aggiunge il collaboratore di giustizia – che i loro terreni da agricoli venivano trasformati in edificabili grazie a Brancaccio”. Torniamo a Nicola Schiavone. Il figlio di “Sandokan” si è pentito da poco. Se dovesse confermare le dichiarazioni rese dal collaboratore di Giustizia Luigi D’Ambrosio sullo zio di Nando D’Ambrosio cosa accadrebbe? Che un parente stretto e sostenitore elettorale del nuovo presidente del consiglio comunale sarebbe accusato dall’allora capo dei Casalesi (il padre è in cella dal 1998) di avergli fatto da prestanome con alcune sue ditte per lavori milionari eseguiti ad Orta di Atella durante il boom edilizio. E vi pare normale? Puntare sul suo nome è stata una scelta opportuna e lungimirante soprattutto alla luce della disponibilità della minoranza consiliare a votare un altro esponente della maggioranza? Beh, a nostro avviso la decisione di Villano e company di indicare Nando D’Ambrosio alla presidenza dell’assise è un atto grave sul piano dell’opportunità politica. Se a ciò aggiungiamo che il primo impatto di “Colombina” è stato devastante allora non ci sono più dubbi sul fatto che la maggioranza abbia commesso un errore niente affatto veniale. Che potrebbe costare carissimo sotto tutti i punti di vista.
Dalle riprese integrali della seduta del consiglio comunale appare chiaro anche a un non vedente che D’Ambrosio non è all’altezza del ruolo conferitogli. Sembra un bulletto di scuola superiore o un cliente sguaiato di un bar di quart’ordine. Il suo approccio con i membri dell’opposizione è irriguardoso e provocatorio. Insomma l’esponente di Campania Libera (ancora per poco) tutto può fare fuorché il presidente del civico consesso. Per di più nel suo primo intervento ha detto una bugia colossale affermando di essere stato lui l’artefice della “fine del ventennio” con un evidentissimo riferimento alle passate gestioni Brancaccio. Come tutti sanno invece lui è stato legatissimo all’ex sindaco ortese fino a pochi giorni prima del suo arresto per camorra. A questo punto è necessario un piccolo inciso sulla foto pubblicata ieri da Campania Notizie scattata circa un anno fa ad un matrimonio. Nell’immagine l’ultimo sulla destra è proprio il presidente D’Ambrosio. L’avvocato “incidentato” ha posto “fine al ventennio” andando ai matrimoni, brindando, cenando, incontrandosi e sentendosi spessissimo al telefono con Brancaccio fino al 2017? Ma dai. Il nuovo timoniere dell’assise è un bugiardo matricolato. Per quanto riguarda la foto abbiamo scoperto che quella apparsa ieri sul nostro portale web-tv era incompleta, cioè era “tagliata” prima dell’invio. Nell’immagine originale che pubblichiamo adesso si notano a sinistra nitidamente altre due persone. Una delle due è un volto notissimo della politica locale: Pasquale Ragozzino, promotore della lista Coraggio. Mi direte: non è inopportuno anche il suo impegno politico anche perché è nipote di Brancaccio? Parliamo di due persone totalmente diverse. D’Ambrosio ha sputato nel piatto politico in cui ha mangiato. Ragozzino non ha mai mangiato in quel piatto. E da uomo corretto e perbene non hai mai fatto venir meno la sua solidarietà personale e familiare a Brancaccio, a sua moglie e alle sue figlie. Infine, cosa più importante che marca una differenza abissale tra i due. Ragozzino è un avvocato onesto. D’Ambrosio “sinistrato”.
Mario De Michele