Sale l’allerta terrorismo islamico in Campania. I due tunisini finiti in manette all’alba di giovedì nel corso di un’operazione coordinata dalla Digos di Caserta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma devono rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e traffico di documenti falsi. Un’accusa che si colora di tinte sinistre incastonandosi nel mosaico dell’inchiesta sulla rete di complici e fiancheggiatori di Anis Amri: il «combattente» jihadista che a Berlino il 16 dicembre 2016 fece una strage con 12 morti e 56 feriti. Caserta, insieme a Napoli e Roma, si conferma una meta dei terroristi dell’Isis in fuga e in cerca di una nuova identità. Gli agenti della Digos casertana compiono un doppio blitz che scatta alle 4.00. Uno a Casal di Principe, dove si trova Rabie Bazaoui, 30 anni; l’altro nella periferica di Villa di Briano, catturano Mohammed Baazaoui, 52enne, considerato la «mente» del traffico di documenti falsi offerti a chiunque fosse in grado di pagare somme che variavano dai 300 ai 2000 euro. A Napoli intanto finiscono in cella altri loro due parenti, il 29enne Dhiaddine Baazaoui ed Akram Akram Baazaoui, di 32 anni, che risiedono nella zona della Stazione Centrale. Ma è l’asse casertano quello più inquietante, come scrivono i pm nell’ordinanza di custodia cautelare “Un’organizzazione agguerritissima, che garantiva a immigrati irregolari, e con ogni probabilità anche a pericolosissimi soggetti in odore di terrorismo di matrice islamica, di «occuparsi del trasporto , della sistemazione provvisoria nelle città, della fornitura di documenti falsi e persino di garantire il vitto ai fuggitivi, fino al trasporto verso i paesi di destinazione”. Il piano quindi prevedeva di passare per Casal di Principe e Villa di Briano per rifarsi un’identità e viaggiare tranquilli. “Il tutto in cambio di sostanziose riserve di denaro, girate poi su conti correnti all’estero”.
Nell’inchiesta spunta il nome di Mounir Khazri, un 37 enne tunisino radicalizzato. È uno degli indagati dell’inchiesta ed era sui contatti di Amri. «Si è reso protagonista – scrive il Gip – di condotte di incitamento all’azione violenta con finalità terroristiche ai danni di cittadini italiani». Khazri è in contatto diretto con Abdel Salem Napulsi, un palestinese pure finito agli arresti. Intercettati, si scopre cosa dicono. “Non ti devi fidare di loro perché sono infedeli, gente che non conosce Dio, gente senza parole di valore» dice Napulsi che poi, quando Mounir sottolinea che «i cani ti stanno ascoltando», prosegue: «infedeli…bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via e colpire (mozzare la testa) e avanti un altro. Bisogna tagliargli testa e genitali”.