I caccia della Nato hanno ripreso nella notte a bombardare Bab al-Aziziya, il compound-bunker a Tripoli dove si ritiene Muammar Gheddafi sia ancora asserragliato. Come riferisce l’inviato dell’Ansa nella capitale libica, la citta’ sembrava sprofondata in una calma quasi irreale
dopo i combattimenti furiosi della scorsa notte e della mattinata di ieri che hanno consentito ai ribelli, secondo il loro portavoce militare Ahmed Omar Bani, di assicurarsi il controllo del 05 per cento della citta’. Poi nella notte si e’ improvvisamente sentito il rombo di aerei in avvicinamento, seguito poco dopo dal boato dei missili – almeno otto – piovuti sul complesso, cui hanno fatto da corollario le esplosioni della contraerea e i traccianti che illuminavano il cielo della citta’. Si presume che il leader libiso sia ancora li’ dentro ma non e’ detto. Gheddafi anche ieri notte ha parlato, fino a quando la sede delle Tv e’ rimasta in mano ai suoi. Mentre gli insorti conquistavano un quartiere dopo l’altro, mentre buona parte della guardia presidenziale lasciava campo libero ai ribelli, mentre tre dei suoi figli – Saif, Saadi e Mohammad – venivano fatti prigionieri, il leader che da 42 anni guidava con il pugno di ferro la Libia ha continuato a lanciare proclami e a dire che non c’e’ resa di fronte ai ‘nuovi colonizzatori’. E ha continuato a chiamare la sua gente alla battaglia. Con qualche successo, dato che nel pomeriggio di ieri il figlio maggiore Mohammad e’ stato liberato da un gruppo di lealisti ed e’ tornato uccel di bosco. Mentre il figlio minore Khamis, alla testa di fedelissimi, ieri mattina combatteva a difesa del rais e della sua famiglia. Dove Gheddafi sia resta un mistero. Nei labirintici sotterranei di Bab al-Aziziya secondo qualcuno, nell’ambasciata del Venezuela secondo altri, in fuga verso il deserto del sud del Paese secondo voci piu’ insistite. Ieri sera il Pentagono e lo stesso presidente Usa Barack Obama hanno detto di ritenere in pgni caso che il colonnello non abbia lasciato la Libia. Ma non hanno detto nulla in merito alla sua presenza o meno a Tripoli. Che sia ancora nella capitale sembrerebbe invece convinta la Nato, visto che ha colpito ancora. Nella giornata di domenica, aveva contabilizzato la stessa Alleanza Atlantica, sono state compiute 126 missioni aeree, 46 delle quali hanno individuato e colpito gli obiettivi. Proprio da Bab al-Aziziya nel pomeriggio di ieri erano usciti alcuni carri armati che, secondo la tv satellitare qatariota al Jazira, hanno bombardato una zona della capitale e hanno preso posizione intorno alla cittadella e nella zona del porto. Si tratta di parte di area metropolitana che ancora non e’ in mano agli insorti e dove i cecchini governativi sono ancora in azione e sparano contro chiunque, anche contro i bambini. I ribelli avrebbero invece preso l’aeroporto internazionale, dove l’arrivo di un aereo sudafricano stamane aveva fatto pensare a un’imminente fuga del colonnello in Sudafrica. Ma Pretoria ha smentito di essere disposta a dargli asilo ma l’aereo potrebbe comunque essere uno di quelli noleggiati ti da anni da Gheddafi per ‘trasporti sicuri’ di uomini e mezzi. Appare in ogni modo convinzione unanime della comunita’ internazionale che per Gheddafi il tempo sia ormai contato. In linea con le affermazioni del capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Mustapha Abdel Jalil, che in conferenza stampa a Bengasi ha scandito: ‘L’epoca di Gheddafi e’ finita’, anche se tutto si concludera’ solo ‘con la sua cattura e con la sua condanna per i crimini che ha compiuto’. Anche il figlio Seif, ha assicurato, ‘avra’ un giusto processo’. Nel frattempo a Bengasi, da dove la rivolta e’ partita, si continua a far festa, sventolano le bandiere e veicoli carichi soprattutto di giovani scorazzano nelle strade suonando a ripetizione i clacson. Scene che si ripetono a Zawiah, localita’ situata 50 chilometri a ovest della capitale, dove sui camion di chi festeggia si vedono anche donne e bambini. Sembra certo invece che intensi combattimenti siano ancora in corso nelle citta’ di al Aziziya (50 chilometri a sud di Tripoli) e ad al Khoms, sulla strada che porta a Misurata. Resta saldamente in mano ai governativi Sirte, citta’ natale di Gheddafi e bastione della sua lotta da dove ieri sera, come ha confermato la Nato, sono partiti senza fare danni tre missili Scud verso Misurata, che e’ in vece in mano ai ribelli. Nella capitale, intanto continuano a affluire rinforzi. “Diverse navi sono giunte nella nostra amata capitale da Misurata con a bordo un gran numero di combattenti e di munizioni”, afferma un comunicato del centro stampa del Consiglio militare di Misurata. La diplomazia internazionale intanto ha fissato una serie di riunioni: oggi a Bruxelles si terra’ una riunione degli ambasciatori dei Paesi membri della Nato; giovedi’ a Istanbul si riunira’ il gruppo di contatto sulla Libia a livello di funzionari in vista di un appuntamento ai piu’ alti livelli; entro la fine della settimana si svolgera’ anche un vertice Onu, con la partecipazione dell’Unione Africana e della Lega Araba. Su tutto una sola parola d’ordine, sintetizzata dal discorso serale del presidente americano Barak Obama: ‘Il regime di Gheddafi ha raggiunto il punto di non ritorno … Restano incognite … ma il futuro della Libia appartiene al popolo libico’.