I carabinieri di Caserta e del Noe di Napoli hanno arrestato 17 persone (8 in carcere e 9 ai domiciliari) nell’ambito di un’indagine sugli interessi economici e imprenditoriali della camorra nel settore dei rifiuti e, in particolare, nella realizzazione della discarica di Chiaiano, a Napoli.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo camorristico, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, con l’aggravante di aver agevolato il “dei Casalesi”, fazione Zagaria.
Tra gli arrestati figura anche l’imprenditore Giuseppe Carandente Tartaglia che ha avuto legami con i clan Nuvoletta, Mallardo, Polverino e, soprattutto, con la fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Le indagini si sono concentrate su tre filoni investigativi: l’infiltrazione negli appalti della discarica cittadina di Chiaiano, le modalità di gestione e le false attestazioni redatte dai funzionari pubblici, che hanno consentito agli amministratori delle società Ibi Idrobioimpianti Spa e Edilcar, riconducibili agli indagati, di proseguire senza interferenze nei lavori all’interno della discarica, consenguendo nel tempo profitti illeciti.
Le investigazioni, condotte anche attraverso intercettazioni e riscontri dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di ricostruire il legame di Carandente Tartaglia con alcuni esponenti apicali delle organizzazioni camorristiche dei Nuvoletta di Marano, dei Mallardo di Giugliano, dei Polverino e soprattutto con la famiglia Zagaria dei Casalesi, capeggiata dal boss Michele Zagaria, ex primula rossa della camorra.
I lavori di realizzazione dell’invaso della discarica di Chiaiano, a Napoli, “sono stati effettuati in violazione degli obblighi contrattuali e in difformità dal progetto approvato, utilizzando materiale non idoneo allo scopo, quale argilla proveniente da cava non autorizzata o argilla mista a terreno”.C’è anche questo dietro i 17 arresti eseguiti dai carabinieri di Caserta e del Noe di Napoli nell’ambito di una indagine sugli interessi economici e imprenditoriali della camorra nel settore dei rifiuti. “Si è rilevata la costante attivazione di traffici illeciti di rifiuti speciali non pericolosi, costituiti da terra e rocce provenienti da cantieri stradali e edilizi, utilizzati per i lavori di modellamento della discarica – si legge nella nota della Procura di Napoli-Dda – Tali condotte hanno consentito guadagni e profitti illeciti doppi: oltre ad evitare gli oneri dovuti per legge per il corretto avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti, si è infatti aggiunto il cospicuo guadagno dovuto alla successiva commercializzazione del rifiuto, surrettiziamente qualificato quale terreno vegetale per la realizzazione della stessa discarica di Chiaiano. Il tutto evadendo sistematicamente la normativa fiscale e quella sulla correttezza della documentazione attestante il trasporto dei rifiuti”.
Emerse nella realizzazione della discarica, “notevoli difformità dal progetto esecutivo”. “Gli accertamenti tecnici hanno evidenziato che i 6 argini di discarica sottoposti ad esame erano in realtà non conformi alle prescrizioni – sottolinea la Procura – conseguentemente sono stati sottoposti agli arresti domiciliari tutti i membri dell’apposita commissione, che attraverso le loro false attestazioni hanno consentito alla Ibi Idrobioimpianti e alla Edilcar di continuare a gestire la discarica e a ottenere i pagamenti relativi agli stati di avanzamento dei lavori, nonostante gli illeciti commessi. Le difformità riscontrate, l’utilizzo di materiali non a norma e di tecniche di impermeabilizzazione non conformi alle normative standard, impongono la massima attenzione da parte delle autorità competenti nella gestione e nel monitoraggio della discarica per la sua duratura messa in sicurezza”.