MONDRAGONE – “Sono stato accusato da un finto pentito, un uomo dei La Torre ai quali con la mia denuncia ho distrutto i suoi piani di ricostituire il clan. Mi hanno accusato perché volevano vendicarsi”. Dopo la scarcerazione, avvenuta nei primi giorni di agosto grazie a una decisione del Tribunale del Riesame, parla, in un’intervista sul sito di Panorama, Giuseppe Mandara, il re della mozzarella , finito in carcere il 17 luglio scorso.

Il provvedimento di dissequestro del caseificio, avvenuto dopo la scarcerazione, non cambia i progetti dell’uomo, patron di un impero che fattura cinquanta milioni annui: “Ho dato le dimissioni sia come direttore generale sia come membro del consiglio di amministrazione della società. Se trovassi qualcuno che vuole comprare lo stabilimento, lo cederei domattina”. Nell’intervista, Mandara spiega quali siano stati i suoi rapporti personali con la famiglia La Torre, gettando una luce inedita sulla zona d’ombra tra clan e uomini d’affari in una parte del territorio campano: “E’ vero, sono stato anche a pranzo a casa dei La Torre e ho ospitato l’uomo che ora mi accusa. Ma ho solo fatto buon viso a cattivo gioco”. Già arrestato nel 1991 e poi prosciolto dalle stesse accuse, Mandara ora attende le motivazioni della scarcerazione. La procura di Napoli potrebbe fare ricorso in Cassazione, mentre nelle prossime settimane il Tribunale del Riesame dovrà esprimersi sul ricorso presentato dal suo avvocato contro le misure interdittive dagli incarichi societari.

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