Il dossier di Goletta Verde sull’inquinamento marino conferma i ritardi dell’Italia e del sud sulla depurazione delle acque: il 25 per cento della popolazione vive in zone non servite da un depuratore. E se Sardegna, Puglia e Veneto esultano per il basso numero di siti inquinati, per la Campania arriva una doppia bocciatura: la nostra regione è prima per numero di siti inquinati e per quota di Comuni privi di depurazione. Il laboratorio mobile di Legambiente ha analizzato le acque di 265 località costiere concentrandosi su foci di fiumi, fossi, canali e scarichi: è da qui che i batteri fecali si riversano in mare. Per ogni campione gli esperti hanno calcolato il numero di enterococchi intestinali ed escherichia coli. Il responso è tutt’altro che confortante, visto che il 52 per cento dei punti monitorati risulta inquinato o fortemente inquinato. Ma c’è di più: dal 2010 a oggi, una località su cinque ha fatto registrare livelli di batteri oltre i limiti di legge per ben cinque volte. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di foci di fiumi e canali spesso frequentati dai bagnanti perché privi di cartelli di divieto di balneazione. Qui gli ambientalisti hanno schedato cotton fioc, assorbenti, blister, deodoranti da wc, oli esausti, ma soprattutto rifiuti derivanti dalla mancata depurazione. A livello nazionale, le regioni con meno località inquinate sono Veneto, Basilicata, Molise, Emilia Romagna e Friuli. Se rapportate alla lunghezza delle coste, però, le performance migliori restano quelle della Sardegna, con soli sei punti inquinati su 1.731 chilometri di litorale, e della Puglia, che fa segnare sette località contaminate in 865 chilometri. Il quadro diventa a tinte fosche a mano a mano che ci si sposta verso il profondo sud: qui, complici l’inefficienza dei sistemi di depurazione e l’alto numero di canali che sfociano in mare, il numero di zone inquinate aumenta nettamente. In Calabria, ad esempio, sono 18 i siti catalogati dall’acqua come più o meno inquinati. Ma la maglia nera va alla Campania, capace di primeggiare in due classifiche negative. La nostra regione presenta il più alto numero di punti di campionamento inquinati: a rischio Fiumarella e la foce del torrente Savone a Mondragone, Mappatella Beach e San Giovanni a Teduccio a Napoli, la foce del lagno vesuviano a Ercolano, quella del fiume Sarno a Torre Annunziata e quella del rivo San Marco a Castellammare dove si aggiunge il lungomare Garibaldi. Stesso discorso per la foce del torrente Dragone ad Atrani e quella del Tusciano a Battipaglia, il lungomare Magazzeno a Pontecagnano, la Marina di Eboli, la spiaggia di Laura a Capaccio e quella di Ogliastro-Baia Arena, il lungomare Tafuri di Salerno. Grave ma meno allarmante la condizione di Regi Lagni di Castelvolturno, ponte della Gatta a Torre Annunziata, Licinella e foce del Solofrone a Capaccio. Undici le località promosse: quattro a Ischia, due a Procida, lago Fusaro a Bacoli, lungomare Caracciolo a Napoli, spiaggia delle Mortelle a Portici, baia di Alimuri a Meta e lungomare Marconi a Salerno. Non finisce qui: il sistema di depurazione delle acque fa flop in 122 su 151 agglomerati urbani campani.