Sono due i consiglieri regionali indagati nell’ambito dell’inchiesta su disoccupati e manifestazioni violente che oggi ha portato alla notifica di 25 misure cautelari. Si tratta di Corrado Gabriele, del Pse, accusato di concorso in associazione a delinquere, e di Angelo Marino, di una lista civica di centro destra, accusato di favoreggiamento; Gabriele è ritenuto in particolare il referente politico dei disoccupati.

“Ho piena e serena fiducia nel buon lavoro che i magistrati stanno svolgendo sulle azioni di protesta dei disoccupati Bros e non posso che augurarmi, ma sono certo che così sarà, che si faccia piena chiarezza in tempi brevi”. Afferma il consigliere regionale, Angelo Marino. “Sono altresì certo che, per quanto riguarda la mia posizione,  –  aggiunge Marino – emergerà chiaramente che in tutti gli incontri che ho avuto con i disoccupati organizzati, incontri che sono stati sempre e comunque di carattere istituzionale, ho sempre e soltanto suggerito  il pieno rispetto per la legalità e, nel caso di specie e comunque dopo che l’avvio delle indagini sulle proteste erano diventate, grazie ai giornali, di dominio pubblico, di affidarsi con la massima serenità all’autorità giudiziaria sostenendone, e non certo ostacolandone, l’operato”.

Tra gli episodi contestati ai Bros c’è l’aggressione, avvenuta il 4 novembre 2011, al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Quella mattina de Magistris partecipava ad un incontro con alcune scolaresche nella zona dei Colli Aminei. Appena dopo l’inizio della manifestazione, una cinquantina di persone, che avevano con sé uno striscione con la scritta “Banchi Nuovi”, si avvicinarono al sindaco e, gridando slogan, gli chiesero di ascoltare le loro rivendicazioni. Quando il primo cittadino chiese di aspettare che la manifestazione terminasse, “i contestatori assunsero un atteggiamento ancor più minaccioso urlando vieti e violenti slogan e iniziando ad accerchiare la persona del sindaco”, che a questo punto fu fatto salire dalla scorta nell’auto di servizio.

La vettura fu colpita con calci e pugni da tre donne, Antonietta Terracciano, Anna Acunzo e Rosaria Cordone, che urlarono pesanti insulti. I disoccupati circondarono l’auto, che riuscì ad allontanarsi solo quando un altro degli indagati, Ermanno Pietralito, fece un segnale.

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