La situazione di Noemi non peggiora ma purtroppo non ci sono significativi miglioramenti clinici. La piccola è stabile, riposa sedata, attaccata al tubo del respiratore meccanico che aiuta i suoi polmoni feriti ad allargarsi al massimo per catturare così la maggior quantità possibile di ossigeno dall’aria. A preoccupare i medici è quel polmone sinistro in cui la pallottola si è fermata dopo la carambola tra scapola e vertebra galleggiando alla fine come sospesa, tra le costole e la pleura, da dove è stata estratta lucida e intatta dai chirurghi. Una calibro nove, una pallottola incamiciata in acciaio. Micidiale e devastante ma anche la sua fortuna perché non è esplosa come avrebbe invece fatto un altro proiettile comune, risparmiando così il cuore e il midollo spinale che altrimenti sarebbero stati dilaniati portando a morte certa la piccina. Questa prima consapevolezza miracolosa mette un po’ di armonia in tutto il male che l’ha colpita e fa sperare per il bene su cui soffia forte l’amore di mamma e di papà. Genitori che non aspettano altro che riabbracciare Noemi e vedere risplendere il sorriso della loro bimba.
Nella stessa direzione spingono le preghiere di migliaia di persone che in queste ore e questi giorni attendono con ansia buone notizie. È in equilibrio Noemi, ricoverata da cinque giorni e mezzo nella rianimazione dell’ospedale Santobono, ma le condizioni di difficoltà per il suo apparato respiratorio, attraversato da destra a sinistra da un proiettile da guerra, deve riassettarsi, cicatrizzare e mettere in moto i ori ausiliari che saranno accesi con una lunga riabilitazione. Il proiettile ha fatto i maggiori danni al polmone sinistro. Quel tessuto, fatto come una spugna per assorbire ossigeno dall’aria e strizzare via l’anidride carbonica, non c’è più. Ci sono le suture che hanno frenato l’emorragia, una chiazza di sangue grumito e siero che tendono a coagulare in quella che, nell’arco di alcune settimane, sarà una cicatrice fibrosa che non avrà più le caratteristiche della spugna ma simile a una corda. Ci vorrà tempo e pazienza per sanare il lungo buco scavato dal proiettile nei suoi polmoni. Nella sera di lunedì medici e rianimatori, che giorno e notte vegliano come angeli custodi sulla salute della piccola, hanno provato a ridurre la quantità di ossigeno somministrato dall’esterno per arricchire l’aria ventilata a forza nei suoi polmoni.
Si è passati da una quantità del 100% al 67% per verificare la reazione di Noemi. Per un po’ tutto è andato liscio ma per un paio di volte, quando la piccola subisce qualche stress, che sia il cambio di un ago, una manovra medica, il cambio della sacca con cui viene alimentata attraverso una vena centrale, si registra una diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nel suo sangue e il cuore batte più forte. Poi la situazione è tornata stabile nel suo equilibrio scandito dal flusso regolare del respiratore automatico e dal bip dei monitor, dalle gocce delle flebo che stillano incessanti. Ci vuole tempo, è ancora presto per svezzarla dalla macchina e per riportarla alla coscienza. Continua la sedazione e la ventilazione meccanica con alta concentrazione di ossigeno. La bambina è continuamente monitorata in tutti i parametri vitali che sono buoni e si presta la massima attenzione alle condizioni del polmone sinistro – quello più compromesso dal proiettile – per verificarne la vascolarizzazione.
Ieri sera è stata effettuata una Angiotac, ossia una Tac in grado di accendere i fari sulla situazione vascolare delle lesioni con gli occhi rivolti sempre al polmone sinistro. Obiettivo delle terapie antibiotiche è limitare al massimo l’area di necrosi e di perdita di tessuto che si ripercuote sulla funzione respiratoria. I polmoni sono organi doppi, come i reni, proprio per la delicata funzione che svolgono. Se uno zoppica interviene l’altro, si aiutano a vicenda. Le condizioni di Noemi continuano ad essere considerate gravi e la prognosi rimane riservata. Speriamo che di ora in ora il quadro clinico migliori e che la bimba non sia più in pericolo di vita.