CASERTA – Un ginecologo in manette e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. E’ il bilancio dell’operazione di polizia che ha ricostruito l’episodio legato alla vendita di un neonato per la cifra di 25mila euro. Oltre al ginecologo, Andrea Cozzolino di Scafati, infatti, risulta indagata anche la coppia, Carmela Giordano e Elio Miranda, che ha acquistato il bambino partorito da una minorenne. Le accuse di cui devono rispondere sono concussione per induzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e violazione della legge in materia di adozione e affidamento dei minori.
Secondo la ricostruzione dei fatti evidenziata dalle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche, Cozzolino, medico ginecologo presso le cliniche convenzionate S. Anna di Caserta e Santa Lucìa di San Giuseppe Vesuviano, avrebbe chiesto a una ragazza minorenne – che si era rivolta a lui per un aborto illegale presso la cllnica S. Anna, dove aveva saputo che il dottore praticava interruzioni di gravidanza oltre i termini consentiti dalla legge – la somma di seimila euro. Poiché, peraltro, la ragazza aveva fatto presente che non aveva la disponibilità di una simile somma di danaro, stante, oltre tutto, la situazione economica disagiata della propria famiglia, Cozzolino l’avrebbe convinta a partorire, presso altra cllnica, la S. Lucia di San Giuseppe Vesuviano, assicurandole che l’avrebbe aiutata a “disfarsi” del bambino e le avrebbe evitato il riconoscimento del neonato. Il ginecologo – sempre secondo la Procura – intendeva, infatti, far apparire il nascituro figlio di una donna del salernitano e del suo compagno aspiranti genitori, i quali, qualche tempo prima, per coronare il loro sogno di avere un figlio, gli avevano consegnato, per 1′ “acquisto” di un neonato, la somma di venticinquemila euro. La giovane, dopo il parto, era stata accudita, presso una stanza della clinica S. Lucia, dalla madre “fittizia” del neonato, Giordano Carmela appunto, presentatale il giorno prima dal dottor Cozzolino, e fatta ricoverare anch’essa nella medesima stanza della cllnica occupata dalla partoriente. Quest’ultima, dopo il parto, nell’allontanarsi dalla clinica, aveva lasciato il bambino alla Giordano, come convenuto. 
Nel corso delle indagini, grazie all’attività di intercettazione telefonica, si apprendeva che il dottor Cozzolino aveva promesso alla coppia il proprio interessamento anche per procurare loro la certificazione anagrafìca attestante falsamente la maternità naturale della Giordano, circostanza di fatto non realizzatasi, in quanto, subito dopo la nascita del bambino, avvenuta nell’ottobre del 2011, la direzione sanitaria della clinica S. Lucia, evidentemente estranea all’illecito accordo, aveva trasmesso al comune di residenza della madre minorenne i dati relativi alla nascita, ufficializzando così la maternità prima che Cozzolino riuscisse ad alterare tali dati.
La vicenda era venuta a galla proprio perché, qualche mese dopo la nascita, la madre minorenne aveva rilevato, con preoccupazione, che il bambino risultava inserito nello stato di famiglia dei propri genitori, con i quali essa conviveva. Pertanto, aveva deciso di rivolgersi al centro antiviolenza E.V.A. ubicato in S. Maria Capua Vetere (che si occupa della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere), che l’aveva assistita (anche sotto il profilo legale) e aveva operato per togliere il bambino alla coppia e affidarlo a una casa famiglia, occupandosi anche di denunciare l’intera vicenda. Venivano così rapidamente avviate le indagini, all’esito delle quali il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto nei confronti del medico la misura della custodia cautelare in carcere, in relazione a tutti i reati sopra indicati, e, nei confronti della coppia “acquirente”, l’obbligo di presentazione alla P.G., in relazione ai reati di corruzione e di violazione della legge in materia di adozione ed affidamento dei minori, come da richieste della Procura.
Anche nei confronti della giovane madre naturale del bambino sono state svolte indagini, in relazione al reato di violazione della legge in materia di adozione ed affidamento dei minori, ma nei confronti della stessa la Procura non ha ritenuto di chiedere alcuna misura cautelare.