AVERSA – “L’Indesit deve restare in Italia e deve ritirare il piano”. E’ nelle parole di Massimiliano Guglielmi, segretario provinciale della Fiom casertana l’essenza della manifestazione che questa mattina ha attraversato le strade della città di Aversa per ribadire alla Indesit che i livelli occupazionali in Terra di Lavoro non vanno toccati. A centinaia sono scesi in strada compatti gli operai con il solito tripudio di bandiere di Cgil, Cisl e Uil e con un camioncino con un’amplificazione arrivato da Napoli a costo 0 come segno di solidarietà.

Un lungo serpentone con striscioni anche ironici nei confronti della senatrice Merloni, proprietaria dell’azienda che si prepara a delocalizzare una parte della produzione in Polonia e Turchia. Il corteo è stato aperto da una ventina di sindaci della provincia di Caserta, dal vicepresidente della provincia dello Vicario, dai consiglieri regionali Oliviero e Caputo.  A sfilare anche la deputata a 5 Stelle Patrizia Terzoni che gli operai hanno fortemente voluto al loro fianco in questa giornata di lotta.  In piazza anche rappresentanti di Libera e Comitato Don Diana, Sel, il Pd di Aversa con i Giovani Democratici Casertani guidati di leader Pasquale Stellato e Pasquale Fiorenzano.

“E’ una grande manifestazione – ha commentato Antonello Accurso della Uilm – l’azienda deve capire che non ci fermeremo fino a quando il piano non verrà ritirato perché in questo territorio c’è bisogno di lavoro, di produzione qualificata e non di misure di assistenzialismo. L’azienda deve ascoltare e comprendere le ragioni dei lavoratori, altrimenti la lotta andrà avanti”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario della Fiom Guglielmi: “Il corteo – spiega – è la miglior risposta all’incontro di ieri. Un vertice interlocutorio che non ci ha soddisfatto. L’azienda deve ritirare il piano e deve mettere in campo scelte coraggiose per il territorio. Deve avere il coraggio di puntare sulla ricerca e affidare a Teverola la creazione di un prodotto di qualità. Al governo, invece, chiediamo di fare del lavoro una priorità e questo può avvenire soltanto partendo dal Mezzogiorno”.

Un corteo composito, che ha visto sfilare i lavoratori dell’indotto a cominciare da quelli della Bundy che ha annunciato di voler chiudere lo stabilimento di Carinaro per seguire l’Indesit in Polonia e Turchia. “37 persone – racconta la Rsa Mario Verolla – finiranno in mezzo la strada perché l’azienda ci ha comunicato che dal 1° settembre la produzione verrà interrotta. Adesso inizia la trattativa per la cig e la mobilità”. Nel corteo anche una delegazione della Log Service, azienda di logistica e trasporti che fa parte dell’indotto e che in caso di chiusura dell’Indesit potrebbe subire ripercussioni. In piazza anche i lavoratori della Whirpool altra azienda del settore degli elettrodomestici che ha già annnunciato di voler rivedere i propri livelli occupazionali in Italia.

A sfilare anche il Comitato di Solidarietà ai Lavoratori. Una struttura composta da studenti, operai, precari che sta cercando di costruire una rete di soggetti che supportino la vertenza operaia anche quando questa diventerà più dura.

In piazza Municipio sotto una pioggia battente si è tenuto il comizio finale che è iniziato con la lettura del messaggio del vescovo Spinillo il quale ha detto chiaramente che l’Indesit non può andare altrove. Tra gli interventi più applauditi quello della grillina Patrizia Terzoni giunta dalle marche per portare solidarietà e continuare la lotta in parlamento con azioni concrete. In rappresentanza dei primi cittadini è intervenuto il sindaco di Carinaro Mario Masi che ha sottolineato come: “L’indesit sia parte integrante del territorio e che tutti devono avere la consapevolezza che non si possono perdere altri 1500 posti di lavoro perché sarebbe una catastrofe sia socialmente che economicamente. Ciò inoltre potrebbe avere effetti nefasti anche per la presenza mafiosa”. Ma Masi ha accusato anche governo e parlamento che hanno lasciati soli i sindaci a fare da barriera al disagio sociale: “Vengano per un giorno a vedere come amministriamo, vengano a toccare con mano la disperazione della gente che ci chiede aiuto perché non arriva a fine mese”.

Un bella giornata di lotta che apre le porte al prossimo sciopero, previsto per il 12 luglio con corteo a Fabriano. Gli operai sono determinati: Caserta non si tocca!.

Angelo Golia

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