Ha sparato per un debito di soli 300 euro e, a suo dire, dopo avere sfilato la pistola alla vittima che lo stava minacciando insieme con i suoi due figli. Pasquale Rubicondo, di 55 anni, proprietario di una trattoria, è l’uomo che ha ucciso ieri sera Luigi Belviso, di 48 anni, ferendo il figlio ventenne, Francesco, al culmine di una lite per una somma di denaro che l’omicida doveva alla moglie di Belviso, assunta come badante.

La parentela delle due vittime con un giovanissimo killer di camorra e poi collaboratore di giustizia, Salvatore Belviso, affiliato al clan D’Alessandro, egemone della criminalità locale, che ha raccontato come e perché fu ammazzato il consigliere comunale del Pd, Gino Tommasino, avevano fatto pensare a un agguato per fatti di camorra. Le indagini degli agenti del commissariato di Polizia avevano però subito escluso che se si sia trattato di una vendetta trasversale.

La lite era scaturita da un lavoro di badante che la moglie della vittima aveva effettuato per il killer. Quest’ultimo non aveva però corrisposto alla donna il compenso pattuito e da qui era partita la lite verbale che da via Mantiello era proseguita fino a via Pietro Carrese, la zona dove abitavano sia la vittima, sia l’omicida. Gli animi si sono riscaldati e sono partiti i colpi di pistola (una calibro 7,65). Sul selciato gli investigatori hanno trovato tre bossoli e due ogive. Al momento degli spari, intorno alle 19, nella strada si trovavano molte persone che affollavano la zona. Aveva da poco smesso di piovere e la gente si era riversata nelle strade. Le due vittime sono state trasportate all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Luigi Belviso è immediatamente deceduto, colpito al cuore da uno dei proiettili. Il figlio è stato sottoposto a intervento chirurgico per un proiettile che lo ha ferito in parti non vitali, al fianco sinistro, ed è uscito dal gluteo. Durante l’intervento, la polizia ha dovuto blindare gli ingressi dell’ospedale dove sono giunti i parenti della vittima a reclamare con disperazione di poter entrare. Sul luogo dell’omicidio è giunto, subito dopo gli spari, anche un altro figlio della vittima che avrebbe visto fuggire e avrebbe riconosciuto l’omicida.

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