NAPOLI – Da tempo è stato ormai accertato che il clan dei casalesi ha varcato i confini dell’agro aversano diventando una holding nazionale e internazionale in gradi di riciclare milioni e milioni di euro. Oggi le forze dell’ordine stanno attestando l’ennesimo colpo al patrimonio sterminato dela cosca.
Il personale del Centro Operativo DIA di Napoli, in collaborazione con i Centri Operativi DIA di Milano, Genova, Bologna e Roma, sta eseguendo due provvedimenti di sequestro beni mobili e immobili, emessi ai sensi della normativa antimafia dal Collegio per le Misure di Prevenzione del Tribunale di S. Maria Capua Vetere (Presidente dott. Raffaello Magi, Giudici dott.ssa Paola Lombardi e dott.ssa Roberta Attena) nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Roma, La Spezia, Parma e Monza/Brianza.
Il primo provvedimento trae origine dalle investigazioni delegate dai giudici sammaritani al Centro Operativo di Napoli della Direzione Investigativa Antimafia, nei confronti di Pirolo Pasquale a seguito delle attività svolte il 20 dicembre 2011, allorquando il personale del Centro Operativo DIA di Napoli, unitamente alla Polizia di Stato ed all’Arma dei Carabinieri di Caserta, diede esecuzione ad un decreto di sequestro, emesso dalla stessa Autorità Giudiziaria che, concordando con la proposta formulata dal Direttore della DIA pro tempore, aveva disposto il sequestro di beni e consistenze economiche, ai sensi della normativa antimafia, nei confronti di soggetti ritenuti gravitanti nell’organizzazione camorristica dei Casalesi, fra cui, oltre al Pirolo, anche il noto avvocato Michele Santonastaso, attualmente a giudizio perché ritenuto contiguo al clan dei Casalesi e per il reato di corruzione. Proprio a quest’ultimo era riconducibile l’abitazione in uso al Pirolo in Bellona (CE), nella quale vennero raccolti importanti elementi investigativi che hanno consentito al Tribunale, dapprima di disporre il sequestro, nel mese di aprile 2012, della società Ictea con sede in Bellona e Maddaloni, ed ora di emettere il provvedimento ablativo che coinvolge quattro società ubicate in diverse province del territorio nazionale ritenute tutte riferibili indirettamente al Pirolo.
Pasquale Pirolo è stato – per lunghi anni – l’alter ego di Antonio Bardellino nel delicato settore degli investimenti economici ed ha maturato, pertanto, una innegabile e solida esperienza circa le modalità di investimento e successivo occultamento dei profitti illeciti derivanti dai più svariati reati. Pirolo risulta condannato in via definitiva per 416 bis nella prima sentenza ‘Bardellino’, quella emessa il 29 aprile del 1986 dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Nello specifico sono state sequestrate le quote sociali, i beni aziendali (comprese le partecipazioni ad altre società), delle seguenti società:
1) SIMEC srl, con sede legale in La Spezia, via Stradone D’Oria 49 ed unità locale in Cesano Maderno (MB), via San Carlo Borromeo 1, dedicata principalmente al settore del fotovoltaico, con partecipazioni nella Tecno Calor srl in liquidazione, nella S.R.E. S.p.A. e nel consorzio C.R.T. ;
2) Berkeley Italia S.R.L. con sede legale in Parma, Galleria Bassa Dei Magnani 3, attiva nel settore immobiliare e della gestione delle partecipazioni societarie, con partecipazioni nella C.T.I.D.A. Impianti S.R.L., CTIDA S.R.L. e nel Gruppo Soeco S.R.L.;
3) Compagnia Tecnica Italiana Depurazione Acque Impianti – Società a Responsabilità Limitata, in sigla “C.T.I.D.A. Impianti S.R.L.” già denominata Simec Logistica srl, con sede legale in La Spezia, via Stradone D’Oria 49, dedicata al settore del trattamento acqua in Italia ed all’estero e negli impianti fotovoltaici e solari;
4) Service Plus S.R.L., con sede legale in Roma via Dell’Usignolo 12 ed unità locale in Arienzo (CE) via Cappella 13, attiva nel settore della commercializzazione di tutti i generi alimentari e non.
Il secondo provvedimento ablativo, emesso ai sensi della normativa antimafia dai giudici sammaritani, è stato adottato sulla base di una proposta per l’applicazione di una misura di prevenzione di natura personale e patrimoniale formulata dal Direttore della D.I.A. pro tempore, a seguito di articolate indagini di natura economico-patrimoniali nei confronti di SIMEONE Remolo, 54enne di Casal di Principe (CE) e dei suoi familiari.
SIMEONE Remolo è personaggio strettamente legato, non solo da rapporti parentali, con i principali esponenti del clan dei casalesi ed, in particolare, con la famiglia Bidognetti. Tale legame è ancora più evidente se si considera l’attività lavorativa svolta dallo stesso presso la clinica “Villa delle Magnolie” di Castel Morrone (CE). Infatti, il SIMEONE veniva assunto presso tale struttura sanitaria in qualità di inserviente proprio grazie al diretto interessamento dei vertici del clan. In realtà, tale assunzione era meramente fittizia in quanto, pur percependo regolarmente lo stipendio, egli non svolgeva in concreto alcuna attività lavorativa, se non quella di curare gli interessi economici del clan all’interno della struttura. Il rapporto di lavoro era dunque motivato dalla contiguità del SIMEONE rispetto agli esponenti apicali del clan dei casalesi e costituiva una contropartita ai servigi resi in favore dell’organizzazione ed, in particolare, degli esponenti della famiglia Bidognetti. Si ricorda che nella citata clinica fu ricoverata la madre di Bidognetti Francesco.
Il predetto Simeone è stato tratto in arresto il 19.12.2007 perché ritenuto responsabile, con il ruolo di istigatore e mandante, in concorso con esponenti del clan dei casalesi, dell’omicidio di Della Corte Giuseppe, soprannominato “CUCCHIONE”.
Il Simeone commissionava direttamente ai vertici del clan dei casalesi l’omicidio di Giuseppe Della Corte, reo di aver allacciato una relazione sentimentale con sua cognata (la moglie del fratello) e di averla successivamente minacciata e ricattata.
Al fine di far luce ulteriormente sul legame della famiglia SIMEONE con Francesco Bidognetti, si segnala l’episodio dell’arresto di Gaetano Simeone, figlio di Remolo che, il 09.12.2008, veniva catturato per aver eluso le investigazioni in relazione all’omicidio di Michele Orsi, quarantasettenne di Casal di Principe, imprenditore nel settore rifiuti del casertano coinvolto con l’azienda di famiglia, la ‘Eco4’, negli intrecci tra politica e clan per la gestione dello smaltimento dei rifiuti, verificatosi in Casal di Principe in data 01.06.2008, in prossimità del locale “Roxy Bar” gestito dal predetto Gaetano Simeone. Orsi fu una delle vittime della strategia stragista di Giuseppe Setola, condannato per tale reato alla pena dell’ergastolo insieme agli altri killer.
Nello specifico sono stati sequestrati i beni di seguito indicati:
1) Terreno dell’estensione di mq. 440, ubicata in località “Pioppi” di Casal di Principe;
2) Autovettura Smart City Coupè 700;
3) Autovettura Renault Clio 1.5 DCI;
4) Autovettura Fiat Multipla 1.9 JTD;
5) Capitali e beni strumentali dell’impresa individuale “SGALIA Giuseppina” con sede legale in Casal di Principe al Corso Dante nn. 32/34, avente ad oggetto l’attività di bar e caffetteria con insegna “ROXY BAR”.
Il valore complessivo dei due sequestri ammonta ad oltre un milione di Euro