Mi sarei aspettato tutto dalla vita tranne di sentirmi in dovere di ringraziare di cuore Nando D’Ambrosio che chiamo affettuosamente “Colombina” per il suo abbigliamento dadaista (nella foto in alto a sinistra). Il neo presidente del consiglio comunale di Orta di Atella mi ha consentito (gliene sarò grato sempre) di tornare sulla notizia pubblicata ieri su Campania Notizie (clicca sul link alla fine dell’articolo per leggerla). Nel pezzo è riportata la sua denuncia per truffa contro il consigliere Raffaele Elveri che altrettanto amabilmente definisco “L’Assetato” per la sua costante attenzione alle sorti dell’Acquedotti. Piccola parentesi: se lo scordi, Francesco Ragozzino “Asso pigliatutto” non potrà mai diventarne il presidente. Sarebbe molto più affidabile Lupin di lui. Ma per ora lasciamo stare i giochi di poltrone. Oggi il ruolo di protagonista assoluto spetta a D’Ambrosio che sempre con simpatia appello l’avvocato “incidentato”. Lo faccio per riconoscergli il merito di essere il miglior legale al mondo quando si tratta di sinistri stradali. È il numero uno in assoluto. Quando un veicolo rimane coinvolto in un incidente trasforma le lamiere in oro. Le “lettere” acquisiscono un valore inestimabile. Di decine e decine di migliaia di euro. L’avvocato “incidentato” è l’incubo delle società assicurative costrette dalla sua bravura a sborsare fiumi di soldi. Non c’è da discutere. D’Ambrosio è il number one delle “lettere” Rc auto. Ma dimostra di essere a digiuno quando si tratta di lettere moderne e antiche, intese come lingua italiana. In riferimento all’articolo di cui accennavo prima il capo del civico consesso ha postato un commento sul gruppo Fb “Orta di Atella” (nella foto in basso a sinistra). E nonostante abbia scritto poche righe ha commesso tre gravi errori grammaticali e lessicali. D’Ambrosio ha scritto riferendosi a me: “…ha riportato notizie arcaiche e del tutto fuorvianti”. Debbo dedurre che l’avvocato “incidentato” non conosca il significato dell’aggettivo arcaico. Dal greco aρχαϊκός: antico. Secondo D’Ambrosio un fatto che risale a poco più di un anno fa (febbraio 2017) è antico. Per la serie “Chi ha avuto, chi ha dato, scurdámmoce ‘o ppassato…”. Forse per lui è meglio che ci “scordiamo pure il presente”.
Fin qui “solo” un errore lessicale da segno rosso. Ora viene il meglio del peggio. Strafalcioni da far scompisciare dalle risate. “…In primis – scrive su Fb – tengo a precisare che i rapporti tra i componenti della maggioranza non hanno subito alcuna incrinazione”. Incrinazione? Ma che lingua è? Sicuramente non è quella italiana. Non esiste nel nostro vocabolario il termine incrinazione, neanche in un’accezione arcaica. È un’invenzione di D’Ambrosio. Il dizionario italiano contiene la parola incrinatura, dal verbo incrinare. Lo sanno anche gli analfabeti che non si dice incrinazione. Il Vate dell’amministrazione comunale ortese ha superato se stesso, di conseguenza ogni limite dell’ignoranza, quando ha palesato una connaturata difficoltà nell’utilizzo corretto dei verbi. “…Su quanto invece detto sulla persona del consigliere Elveri – ha sottolineato D’Ambrosio a mezzo Fb -, esso è frutto di un’attività di indagine svolta da me durante la vecchia amministrazione, quando ricoprivo la carica di presidente della commissione trasparenza e per cui vagliavo su tutto l’operato degli allora amministratori”. Come? Come? Ha scritto proprio “per cui vagliavo su tutto l operato”. L’assenza dell’apostrofo è un errore di battitura che può capitare a tutti. Ciò che lascia allibiti è che il presidente-lauerato dell’assise non sappia nemmeno che vagliare è un verbo transitivo. In questo caso regge il complemento oggetto. Vagliare che cosa? In senso figurato significa: considerare e valutare attentamente, sottoporre a minuto esame, a rigorosa critica. Si scrive quindi vagliavo tutto l’operato degli allora amministratori. E non come ha scritto l’avvocato(?) “vagliavo su tutto l’operato degli allora amministratori”. Tre errori-orrori in quattro frasi. Anche un professor di italiano di scuola elementare buono e comprensivo non esiterebbe a definire Nando D’Ambrosio un “ciuccio matricolato”. Se “Colombina”, magari durante le feste di Carnevale, volesse prendere qualche lezione di italiano gli offro fin d’ora la mia disponibilità a titolo totalmente gratuito. Però senza assumere impegni sull’esito positivo del corso accelerato di scrittura. Non mi sono ancora attrezzato per fare miracoli.
Ma veniamo alla sostanza politico-amministrativa del commento social del timoniere del consiglio comunale. “Su quanto invece detto sulla persona del consigliere Elveri, – precisa D’Ambrosio – esso è frutto di un’attività di indagine svolta da me durante la vecchia amministrazione, quando ricoprivo la carica di presidente della commissione trasparenza e per cui vagliavo su tutto l operato degli allora amministratori (ribadisco, si scrive vagliavo tutto l’operato, ndr). Tengo inoltre a precisare che suddetta indagine terminava con archiviazione poiché non venivano riscontrate le anomalie denunciate”. Benissimo. L’avvocato “incidentato” oltre a non avere alcuna dimestichezza con la lingua italiana (avrà scritto la tesi di laurea in aramaico) dimostra una spiccata propensione all’autolesionismo. Infatti si dà almeno una decina di zappate sui piedi. Nell’articolo a mia firma ho rimarcato che la denuncia non è di oggi ma risale ai tempi della gestione Mozzillo. Mi sorge un sospetto: D’Ambrosio sa almeno leggere? “Colombina” ci tiene a precisare che “…suddetta indagine terminava con archiviazione”. Bravissimo. Il capo dell’assise si autodenuncia e ammette di essere un calunniatore. Nell’esposto ha definito a chiare lettere Elveri un truffatore. Lo ha accusato di aver promosso una finta gita per anziani per intascare 300 euro. I soldi sarebbero stati spesi per distribuire nelle festività natalizie panettoni a suoi amici e parenti. Ecco, è proprio il chiarimento che ci serviva. Grazie a D’Ambrosio non abbiamo più dubbi: o lui è un calunniatore o Elveri un imbroglione. Menomale che nella maggioranza non c’è “nessuna incrinazione”. Si dice “incrinaturaaaaaaaa”. L’autogol decisivo, che denota un allarmante masochismo politico da parte di D’Ambrosio, arriva in zona Cesarini, cioè alla chiusura del commento Fb. “Pertanto signor “GIORNALAIO” prima di sparare a vuoto su persone si documenti e soprattutto umilmente accetti che i suoi articoli altro non sono che infime pagliacciate, suggerite da persone per cui utilizzerei lo stesso epiteto e che condividono il suo stesso obiettivo: accendere gli animi e spargere discordia”.
In primo luogo mi preme sottolineare che nutro il massimo rispetto per i giornalai. Quindi grazie per l’appellativo. Mi fanno invece schifo gli avvocati delinquenti che organizzano truffe alle assicurazioni. Mi provocano ribrezzo i candidati votati da zii al servizio del clan dei Casalesi. E mi fanno pena i laureati ciucci. In seconda istanza faccio presente a D’Ambrosio che nell’articolo “incriminato” ho semplicemente riportato le sue parole e le sue accuse contro Elveri. Erano dunque pagliacciate? La verità è un’altra. Ed è molto semplice. Il presidente del consiglio comunale probabilmente non ha nemmeno letto quella denuncia. L’ha solo firmata. Gli è stata suggerita dal suo mentore di allora Angelo Brancaccio. E scritta da un avvocato vero e onesto, cioè Pasquale Ragozzino, promotore della lista Coraggio. Le cose stanno così. Ho testimoni oculari e dichiarazioni fattuali. Egregio D’Ambrosio chi è il pagliaccio tra me e lei? La domanda è ovviamente retorica. Retorica? Se verrà a lezione di italiano da me le spiegherò cosa significa.
Mario De Michele